La ribellione di Kore
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loro azioni positive, senza rimproverarli continuamente per i loro
errori. In questo modo, il viaggio si sarebbe svolto in un clima
sereno, senza ulteriori incidenti: invece di andare avanti e indietro
nel deserto, Israele avrebbe finalmente raggiunto la terra promessa.
Le parole dei ribelli erano riuscite a vincere le divisioni interne,
creando una grande unità. Kore era un personaggio molto popolare,
e ciò aumentava la sua credibilità. Il sostegno della gente rafforzò la
sua determinazione: il potere illimitato di cui godeva Mosè avrebbe
presto soffocato la libertà del popolo. Kore dichiarò che Dio stesso
lo aveva autorizzato a destituire le persone che si trovavano a capo
d’Israele, prima che fosse troppo tardi.
Molti, in un primo momento, non accettarono le accuse rivolte a
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Mosè. Essi ricordavano la sua pazienza e la sua dedizione: la loro
coscienza era turbata. Per convincere queste persone, fu necessario
attribuire motivazioni egoistiche al profondo interesse di Mosè per
Israele. I cospiratori ripeterono dunque la vecchia accusa secondo
cui egli li aveva condotti nel deserto per farli morire e poi privarli di
tutti i loro beni.
Per un certo periodo di tempo quest’opera si svolse in segreto.
Ben presto, tuttavia, la congiura fu abbastanza estesa da garantire il
successo a un tentativo di aperta rivolta. Kore, il capo dei ribelli, ac-
cusò pubblicamente Mosè e Aronne di aver usurpato un’autorità che
egli e i suoi associati potevano rivendicare con uguali diritti: i due
fratelli avevano privato il popolo della libertà e dell’indipendenza.
“... Basta!” dissero “tutta la raunanza, tutti fino ad uno son santi, e
l’Eterno è in mezzo a loro; perché dunque v’innalzate voi sopra la
raunanza dell’Eterno?” (
Numeri 16:3
).
Mosè non sospettava l’esistenza di un complotto organizzato:
all’improvviso comprese ciò che stava accadendo. Allora si gettò
con la faccia a terra e rivolse un appello silenzioso a Dio. Quando
si alzò, era profondamente triste, ma si sentiva calmo e forte: Dio
gli aveva assicurato la sua guida. Mosè disse: “... Domani l’Eterno
farà conoscere chi è suo e chi è santo, e se lo farà avvicinare: farà
avvicinare a sé colui ch’Egli avrà scelto” (
Numeri 16:5
). La prova fu
rimandata alla mattina in modo che tutti potessero avere il tempo per
riflettere. Quanti aspiravano al sacerdozio, fra i ribelli, si sarebbero
dovuti recare con un turibolo nel santuario, per offrire l’incenso da-
vanti all’assemblea degli israeliti. La legge era molto esplicita: solo