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Patriarchi e profeti
terrorizzati. Quando egli finì di parlare la terra si spalancò e i ribelli
precipitarono in una voragine con tutto ciò che apparteneva loro.
Così “essi scomparvero di mezzo all’assemblea”. La folla fuggì at-
territa, consapevole della propria complicità nella congiura. Ma non
era tutto. Un fuoco proveniente dalla nube consumò i duecentocin-
quanta prìncipi che avevano offerto l’incenso nel santuario. Costoro,
non essendo i promotori della ribellione, non furono distrutti con
i principali cospiratori perché potessero vederne la punizione. Pur
avendo la possibilità di pentirsi, essi rimasero dalla parte dei ribelli
e ne condivisero la sorte.
Mosè aveva supplicato il popolo di sottrarsi alla distruzione im-
minente. Se in quel momento Kore e i suoi compagni si fossero
pentiti e avessero chiesto perdono, Dio non li avrebbe puniti. La
loro caparbietà li condannò a morire. Tutto Israele aveva partecipato
alla sommossa, solidarizzando più o meno apertamente con i ribelli;
tuttavia Dio dimostrò la sua grande bontà distinguendo tra i capi
della rivolta, i loro seguaci e il popolo, che si era lasciato inganna-
re. Gli israeliti ebbero dunque la possibilità di pentirsi. Avevano
ricevuto prove schiaccianti della propria colpevolezza e dell’one-
stà di Mosè. La chiara manifestazione della potenza divina aveva
rimosso ogni dubbio. Gesù, l’Angelo che guidava gli ebrei, tentò di
salvarli dalla distruzione offrendo loro il perdono. Il giudizio divino
era imminente, e costituiva un pressante invito al pentimento. Dio
stesso era intervenuto a fermare la rivolta e qualsiasi tentativo di
resistenza. Se gli israeliti si fossero piegati alla volontà divina, si
sarebbero salvati. Invece essi erano fuggiti di fronte al castigo dei
loro compagni per paura di essere distrutti. Non avevano compreso
il loro errore. Quella notte tornarono alle loro tende terrorizzati ma
non pentiti.
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Kore e gli altri ribelli avevano ingannato molti, inducendoli a
pensare di avere subìto la tirannia di Mosè. Se ora queste persone
avessero ammesso la colpevolezza di Kore e dei suoi compagni e
l’innocenza di Mosè, sarebbero stati costretti ad accettare la con-
danna all’esilio nel deserto, in quanto essa proveniva da Dio. Non
volendo accogliere questa possibilità, tentarono di convincersi che
Mosè li aveva raggirati. Avevano sperato con tutte le loro forze in
un cambiamento, che sostituisse ai rimproveri di Mosè le lusinghe
di Kore, ai conflitti e alle ansietà una vita facile e serena. Gli uomini