La roccia simbolica
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appena nell’accampamento risuonarono le voci di coloro che chie-
devano dell’acqua, gli israeliti dimenticarono il sostegno ricevuto
per tanti anni: invece di invocare l’aiuto di Dio, protestarono contro
di lui. Disperati, gridarono: “Fossimo pur morti quando morirono
i nostri fratelli davanti all’Eterno!” (cfr.
Numeri 20:1-13
). In altre
parole, avrebbero voluto essere fra coloro che erano stati distrutti
durante la ribellione di Kore.
Essi gridarono contro Mosè e Aronne: “E perché avete menato
la raunanza dell’Eterno in questo deserto per morirvi noi e il nostro
bestiame?” dissero. “E perché ci avete fatti salire dall’Egitto per me-
narci in questo triste luogo? Non è un luogo dove si possa seminare;
non ci son fichi, non vigne, non melagrane, e non c’è acqua da bere”
(
Numeri 20:4, 5
).
I capi d’Israele si recarono all’ingresso del santuario e si in-
chinarono fino a terra. Ancora una volta “... la gloria dell’Eterno
apparve loro. E l’Eterno parlò a Mosè dicendo: Prendi il bastone; tu
e tuo fratello Aronne convocate la raunanza e parlate a quel sasso,
in loro presenza, ed esso darà la sua acqua; e tu farai sgorgare per
loro dell’acqua dal sasso” (
Numeri 20:6-8
).
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Mosè prese in mano il bastone di Dio e insieme ad Aronne si
presentò davanti alla folla degli ebrei. Entrambi erano ormai vecchi,
e avevano sopportato per tanto tempo l’atteggiamento ostinato e
ribelle del popolo. Ora però anche Mosè non era più disposto ad
avere pazienza.
“... Ora ascoltate, o ribelli” gridò “vi faremo noi uscir dell’acqua
da questo sasso?” (
Numeri 20:10
). Invece di parlare alla roccia,
come Dio gli aveva ordinato, la colpì per due volte con il bastone. Il
miracolo avvenne: l’acqua era sufficiente a soddisfare le necessità
del popolo, ma Mosè aveva commesso un grave errore. Egli aveva
agito spinto dalla collera: le sue parole erano state dettate dall’impul-
sività, più che da una legittima indignazione per l’offesa recata a Dio
dagli israeliti. “Ora ascoltate, o ribelli” aveva detto. Il rimprovero
era giusto, ma non si dovrebbe mai parlare in modo aggressivo o
insofferente, neppure per affermare la verità. Quando Mosè aveva
ricevuto da Dio l’ordine di condannare la ribellione degli israeliti,
aveva dovuto pronunciare parole amare e dolorose, per le quali aveva
sofferto e il Signore lo aveva sostenuto in questo difficile compito.
Ma quando si assunse in prima persona il diritto di accusare Israele,