Pagina 413 - Patriarchi e profeti (1998)

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Il viaggio intorno a Edom
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come Mosè, in maniera così acuta, la sua perdita. La morte del fra-
tello gli ricordava che anche la sua fine era vicina; Mosè sopravvisse
di poco ad Aronne, ma in quel breve periodo sentì profondamente
la mancanza del fedele compagno. Con lui aveva condiviso gioie e
tristezze, speranze e timori per molti anni. Ora Mosè doveva conti-
nuare la sua opera da solo. Sapeva di poter contare su Dio il suo più
grande amico. Dopo la morte di Aronne, egli confidò nel Signore
ancora più che in passato.
Subito dopo aver lasciato il monte Hor, gli israeliti furono scon-
fitti in battaglia da Arad, un re cananeo. In seguito alla disfatta,
essi chiesero sinceramente l’aiuto di Dio e riuscirono a sconfigge-
re i nemici. Tuttavia la vittoria non rese gli ebrei riconoscenti nei
confronti di Dio, né li indusse a comprendere l’importanza dell’a-
iuto divino: il successo li rese orgogliosi e si convinsero di poter
fare da soli. Ben presto ricaddero nel vecchio vizio di lamentarsi.
Il loro malcontento nasceva dal fatto che quarant’anni prima non
era stato permesso a Israele di procedere verso Canaan, in seguito
alla ribellione provocata dal rapporto degli esploratori. Gli israeliti
consideravano la lunga permanenza nel deserto un inutile ritardo: la
facile vittoria contro Arad li aveva indotti a ritenere che in passato
avrebbero potuto ottenere lo stesso esito.
Continuando la marcia verso sud, entrarono in una valle calda
e sabbiosa, priva di ombra e vegetazione. La strada appariva lunga
e difficile e il popolo era stanco e assetato. Ancora una volta gli
ebrei non furono in grado di affrontare un momento difficile con
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un atteggiamento fiducioso e paziente. Essi continuavano a vedere
solo gli aspetti negativi della loro esperienza, e diventarono sempre
più indifferenti alla bontà di Dio. Avevano dimenticato che il duro
viaggio intorno all’Idumea era una conseguenza della protesta scop-
piata a Kades, quando il rifornimento d’acqua era cessato. I piani
che il Signore aveva per loro prevedevano realtà migliori. Avrebbero
dovuto dimostrarsi grati per essere stati puniti in maniera così lieve;
invece s’illudevano, pensando che se Dio e Mosè non fossero inter-
venuti, Israele avrebbe già preso possesso della terra promessa. Con
i loro errori, gli ebrei avevano reso il proprio destino molto più duro
di quanto il Signore avrebbe voluto: eppure, essi attribuivano a lui
la responsabilità di ogni evento negativo. Nutrivano nei confronti
di Dio un profondo rancore per il modo in cui li aveva trattati, e