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Patriarchi e profeti
libertà morale. La sua ubbidienza non sarebbe stata volontaria, ma
forzata: il carattere dell’uomo non avrebbe conosciuto nessuno svi-
luppo. Tutto ciò sarebbe stato incoerente rispetto al piano di Dio per
gli abitanti degli altri mondi e indegno di una creatura intelligente:
avrebbe perciò contribuito a rafforzare le accuse di tirannia mosse
da Satana nei confronti di Dio.
Dio aveva creato un uomo perfetto: gli aveva dato un carattere
nobile, estraneo a inclinazioni malvage. Lo aveva dotato di una forza
intellettuale notevole e gli aveva offerto ogni possibile stimolo alla
fedeltà. La condizione della felicità eterna era l’ubbidienza; questa
era l’unica via di accesso all’albero della vita.
La dimora dei nostri progenitori sarebbe stata il modello di quel-
le che i loro figli avrebbero occupato sulla terra. Dio l’aveva resa
magnifica, ma non si trattava di un palazzo lussuoso. Gli uomini con-
templano con orgoglio edifici magnifici e costosi e si vantano delle
loro opere: Dio, invece, aveva scelto un giardino. Il cielo azzurro era
il soffitto, la terra, i fiori delicati e il verde dell’erba erano il tappeto,
i rami degli alberi la veranda. Ai muri erano appesi gli ornamenti
più belli, le magnifiche opere dell’Artista divino. L’ambiente in cui
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Adamo ed Eva vivevano prima del peccato costituisce un esem-
pio per gli uomini di ogni tempo. La vera felicità non consiste nel
soddisfare il proprio orgoglio con l’ostentazione del lusso; essa si
trova piuttosto nell’intimità del contatto con Dio attraverso il creato.
Se gli uomini prestassero meno attenzione a ciò che è artificiale e
coltivassero la semplicità, realizzerebbero con maggiore facilità il
progetto per cui Dio li ha creati. Chi è davvero saggio non cerca la
felicità nell’orgoglio e nell’ambizione - che non troveranno mai un
appagamento - ma nei motivi di gioia che Dio ha posto alla portata
di tutti, nei veri piaceri che nobilitano l’uomo.
Dio affidò ad Adamo la cura del giardino, “perché lo lavorasse e
lo custodisse”; la sua occupazione non era faticosa, ma piacevole e
stimolante. Nelle intenzioni divine, il lavoro doveva costituire una
benedizione che avrebbe impegnato la mente, rafforzato il corpo
e sviluppato le facoltà intellettuali. Nell’attività fisica e mentale
Adamo trovò uno dei maggiori piaceri della sua esistenza. Quando,
a causa della disubbidienza, venne allontanato dalla sua magnifica
dimora, fu costretto a lottare con un terreno ostile per guadagnarsi
il pane: allora proprio il lavoro, sebbene molto diverso dalle pia-