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Patriarchi e profeti
tratti fuori con mano potente e vi ha redenti dalla casa di schiavitù,
dalla mano di Faraone, re d’Egitto. Riconosci dunque che l’Eterno,
l’Iddio tuo, è Dio: l’Iddio fedele, che mantiene il suo patto e la sua
benignità fino alla millesima generazione a quelli che l’amano e
osservano i suoi comandamenti” (
Deuteronomio 7:7-9
).
Fugati i sospetti degli israeliti, che con tanta facilità avevano
attribuito a Mosè la causa delle loro sofferenze, ritenendolo animato
da ambizione, orgoglio ed egoismo, il popolo ascoltò fiducioso le
sue parole. Mosè ricordò con precisione gli errori e le trasgressioni
dei loro padri. Il lungo pellegrinaggio nel deserto, che aveva tanto
ritardato l’ingresso nella terra di Canaan, e che spesso li aveva resi
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impazienti e ribelli, non era imputabile al Signore. Anzi era proprio
lui, che aveva manifestato a tutti i popoli la sua immensa potenza per
liberarli, a essere addolorato dal fatto che essi non avessero potuto
entrare in Canaan. Ciò che non li aveva resi idonei a entrarvi era la
scarsa fiducia in Dio, l’orgoglio e l’incredulità. Non rispecchiando
il suo carattere, la sua bontà, purezza e benevolenza, non avrebbero
potuto assolutamente essere il popolo il cui Dio è l’Eterno. Se i
loro padri si fossero sottomessi alle direttive divine, ubbidendo e
seguendo i suoi ordini, già da lungo tempo si sarebbero stabiliti in
Canaan, diventando una nazione felice, santa e prospera. Il ritardo
con cui essi sarebbero entrati in quel paese era un disonore per il
Signore che veniva screditato presso i popoli vicini.
Mosè, che comprendeva il carattere e il valore della legge di
Dio assicurò al popolo che nessun’altra nazione aveva leggi così
sagge, giuste e misericordiose, come quelle date agli ebrei. “Ecco,
io vi ho insegnato leggi e prescrizioni, come l’Eterno, l’Iddio mio,
mi ha ordinato, affinché le mettiate in pratica nel paese nel quale
state per entrare per prenderne possesso. Le osserverete dunque e le
metterete in pratica; poiché quella sarà la vostra sapienza e la vostra
intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte
queste leggi, diranno: Questa grande nazione è il solo popolo savio
e intelligente!...” (
Deuteronomio 4:5, 6
).
Mosè ricordò al popolo il giorno in cui si presentò all’Eterno in
Horeb, e provocò Israele con queste parole: “Qual è difatti la gran
nazione alla quale la divinità sia così vicina come l’Eterno, l’Iddio
nostro, è vicino a noi, ogni volta che lo invochiamo? E qual è la gran
nazione che abbia delle leggi e delle prescrizioni giuste com’è tutta