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Patriarchi e profeti
missione di Mosè, come guida del popolo d’Israele era conclusa ma,
per l’amore che provava per il suo popolo, dimenticando se stesso e
davanti a tutta l’assemblea d’Israele rivolse al suo successore queste
belle parole di conforto nel nome di Dio: “... Sii forte e fatti animo,
poiché tu sei quello che introdurrai i figliuoli d’Israele nel paese che
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giurai di dar loro; e io sarò teco” (
Deuteronomio 31:23
). Poi, indi-
rizzandosi agli anziani e ai capi del popolo, li esortò solennemente a
ubbidire alle istruzioni che aveva comunicato loro da parte di Dio.
Il popolo, guardando quell’uomo canuto che ben presto li avreb-
be lasciati, lo vide sotto una nuova luce e apprezzò le tenere atten-
zioni, i saggi consigli e il lavoro instancabile di Mosè. Quante volte
quando i peccati del popolo avevano provocato la giusta condanna
divina le preghiere di Mosè lo avevano risparmiato! Ma ora il do-
lore degli israeliti era reso più acuto dal rimorso. Ricordavano con
amarezza che era stata la loro costante ribellione a indurre Mosè a
commettere quel peccato per cui doveva morire.
Per gli israeliti la separazione del loro amato capo sarebbe stata
più dolorosa di qualsiasi altro rimprovero che avrebbero potuto rice-
vere se Mosè fosse rimasto ancora fra loro. Dio voleva che capissero
che non dovevano rendere difficile la vita al loro futuro condottiero
come avevano fatto con Mosè. Dio si rivela al suo popolo offrendogli
preziose benedizioni, ma quando non vengono apprezzate le ritira
perché si renda conto dei suoi peccati e ritorni a lui con tutto il cuore.
In quello stesso giorno Mosè ricevette quest’ordine: “Sali... sul
monte Nebo... e mira il paese di Canaan, ch’io do a possedere ai
figliuoli d’Israele. Tu morrai sul monte sul quale stai per salire, e
sarai riunito al tuo popolo” (
Deuteronomio 32:49, 50
).
Spesso Mosè, ubbidendo agli ordini divini, si era allontanato
dall’accampamento per stare in comunione con Dio. Ma questa
volta doveva partire per un viaggio misterioso: andava a rimettere la
propria vita nelle mani del Creatore. Mosè sapeva di dover morire
da solo; nessun amico terreno lo avrebbe confortato nella sua ultima
ora. La prospettiva era angosciante e il suo cuore fremeva. Ma la
prova più severa era separarsi da quel popolo di cui si era preso cura,
a cui si era unito dedicandogli tutta la sua vita. Mosè aveva imparato
ad avere fiducia in Dio, ad affidarsi con vera fede, insieme a Israele,
alla misericordia e all’amore divini.
Per l’ultima volta, davanti al popolo riunito, guidato dallo Spirito