Pagina 455 - Patriarchi e profeti (1998)

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La morte di Mosè
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di Dio benedisse ogni tribù con parole sublimi e toccanti, concluden-
do così: “O Ieshurun, nessuno è pari a Dio che, sul carro de’ cieli,
corre in tuo aiuto, che, nella sua maestà, s’avanza sulle nubi: l’Iddio
che ab antico è il tuo rifugio; e sotto a te stanno le braccia eterne.
Egli scaccia d’innanzi a te il nemico, e ti dice: Distruggi! Israele
starà sicuro nella sua dimora; la sorgente di Giacobbe sgorgherà
solitaria in un paese di frumento e di mosto, e dove il cielo stilla la
rugiada. Te felice, o Israele! Chi è pari a te, un popolo salvato dall’E-
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terno, ch’è lo scudo che ti protegge, e la spada che ti fa trionfare?”
(
Deuteronomio 33:26-29
).
Mosè si allontanò dalla comunità, dirigendosi in silenzio e da
solo verso la montagna. Salì sul “monte Nebo, in vetta al Pisga”.
Su quella cima solitaria osservò il nitido paesaggio che si profilava
davanti a lui. Molto lontano, a occidente, si estendevano le acque
azzurre del mar Morto; a nord il monte Hermon si slanciava verso
il cielo, a est c’era la pianura di Moab e più in là Basan, teatro dei
recenti trionfi d’Israele e a sud, infine, si intravedeva il deserto in cui
avevano vagato così a lungo.
Mosè rivide la sua vita piena di vicissitudini e difficoltà sin dal
momento in cui aveva abbandonato gli onori della corte e la pro-
spettiva di regnare in Egitto, per unire il suo destino a quello del
popolo scelto da Dio. Gli vennero in mente i lunghi anni trascorsi
nel deserto con il gregge di Jethro, l’apparizione dell’Angelo nel
pruno ardente, la chiamata per liberare Israele. Vide nuovamente i
potenti miracoli che Dio aveva compiuto in favore del suo popolo, la
grande bontà che Dio aveva dimostrato assistendolo negli anni in cui
il popolo, per essersi ribellato, aveva vagato nel deserto. Nonostante
le sue preghiere e i suoi sforzi soltanto due uomini del gruppo degli
israeliti che aveva lasciato l’Egitto, si erano dimostrati sufficiente-
mente fedeli da poter entrare nella terra promessa. Riesaminando
la sua vita, le prove e i sacrifici affrontati, Mosè pensava che fosse
stato tutto inutile.
Tuttavia non disprezzò il compito che gli era stato affidato: sape-
va che era stato Dio stesso a chiedergli di compiere quella missione.
Mosè, che quando fu chiamato a liberare Israele dalla schiavitù non
voleva accettare questa responsabilità, dal momento in cui l’assunse,
la mantenne sino alla fine. Perfino quando il Signore gli aveva pro-
posto di togliergli l’incarico e annientare quel popolo ribelle, Mosè