Pagina 457 - Patriarchi e profeti (1998)

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La morte di Mosè
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Guardando attraverso il tempo gli fu anche mostrato il primo
avvento del Salvatore; vide Gesù molto piccolo, a Betlemme. Udì le
schiere degli angeli prorompere nel gioioso canto di lode a Dio e di
pace verso gli uomini. Osservò in cielo la stella che guidava i magi
dall’oriente fino a Gesù, e mentre ricordava le parole profetiche - “Un
astro sorge da Giacobbe, e uno scettro s’eleva da Israele” (
Numeri
24:17
) - una grande luce illuminava la sua mente. Contemplò l’umile
vita del Cristo a Nazaret, la sua missione caratterizzata dall’amore,
dalla simpatia e dal desiderio di alleviare le sofferenze, che venne
rifiutata da una nazione orgogliosa e incredula. Udì con stupore come
questo popolo esaltasse apparentemente la legge di Dio, mentre
ingannava e respingeva colui che gli aveva affidato questa legge.
Vide Gesù sul monte degli Ulivi dare l’addio alla città da lui tanto
amata. E quando Mosè constatò che quel popolo, così benedetto da
Dio e per il quale aveva tanto lavorato, pregato e si era sacrificato, per
il quale aveva voluto che il suo nome fosse cancellato dal libro della
vita, veniva rigettato, e quando udì queste terribili parole: “Ecco, la
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vostra casa sta per esservi lasciata deserta” (
Matteo 23:38
), il suo
cuore fu stretto dalla morsa dell’angoscia e lacrime amare scesero
dai suoi occhi. Mosè comprese la tristezza del Figlio di Dio.
Seguì il Salvatore al Getsemani, ne vide l’agonia nel giardino, il
tradimento, gli insulti, la flagellazione e la crocifissione. Comprese
che come egli aveva innalzato il serpente nel deserto, anche il Figlio
di Dio doveva essere innalzato affinché chiunque avrebbe creduto
in lui “non sarebbe perito ma avrebbe avuto vita eterna” (
Giovanni
3:16
). E appena Mosè vide l’ipocrisia e l’odio diabolico che la nazio-
ne ebraica manifestò nei confronti del proprio Redentore, l’Angelo
potente che aveva guidato i suoi padri, fu addolorato e si indignò.
Mosè udì il grido angoscioso del Cristo: “Dio mio, Dio mio, perché
mi hai abbandonato?” (
Marco 15:34
); e lo vide inerme nella tomba
nuova di Giuseppe mentre la disperazione più cupa avvolgeva il
mondo. Ma ecco il Cristo risorgere come un conquistatore, ascen-
dere al cielo insieme agli angeli che lo adoravano, guidare folle di
“prigionieri”. Vide le porte splendenti aprirsi per riceverlo, e gli eser-
citi del cielo dare il benvenuto al loro condottiero con canti di trionfo.
Gli fu rivelato che anche lui sarebbe stato fra coloro che avrebbero
atteso il Salvatore per aprirgli le porte eterne. Quelle immagini lo
resero pienamente felice. Come apparivano piccoli i sacrifici e le