Pagina 472 - Patriarchi e profeti (1998)

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Patriarchi e profeti
delle parole del loro condottiero, ubbidendo all’ordine da lui dato
nel nome del Signore o negandone l’autorità. Non potendo scorgere
le schiere degli angeli, che li accompagnavano insieme al Figlio di
Dio, avrebbero potuto ragionare così: “Che manovre senza senso
sono queste? Quanto è ridicolo marciare ogni giorno intorno alle
mura della città, suonando le trombe di corno di montone. Come
può questa marcia avere delle conseguenze sui bastioni?”.
Fu proprio il protrarsi di questo “rito” prima del crollo finale
delle mura, che rafforzò la fede degli israeliti. Doveva rimanere ben
impresso nella loro mente che la forza non stava né nella saggezza
né nella potenza umana, ma solo nel Dio della salvezza. Dovevano
abituarsi a fidarsi interamente della loro guida divina.
Dio compirà grandi cose per coloro che confidano in lui. Ma il
popolo che non gli è fedele non possiede nessuna forza superiore.
Confidando troppo nella propria saggezza, non dà al Signore la
possibilità di rivelare la potenza divina che si manifesta in suo
favore. Egli aiuterà i suoi figli in ogni occasione difficile se essi
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avranno completa fiducia in lui e gli ubbidiranno fedelmente.
Subito dopo la caduta di Gerico, Giosuè decise di attaccare
Ai, una piccola città che sorgeva fra i dirupi, a pochi chilometri a
ovest della valle del Giordano. Le spie che vi erano state mandate
riferirono che gli abitanti erano pochi, e che per sconfiggerli sarebbe
stato sufficiente un piccolo esercito.
La grande vittoria che Dio aveva realizzato per loro, rese gli
israeliti sicuri di sé. È vero che il Signore aveva promesso loro la
terra di Canaan, ma se essi avessero dimenticato di chiedere l’aiuto
divino, sarebbero andati incontro all’insuccesso; e ora perfino Giosuè
aveva fatto piani per conquistare Ai senza chiedere consiglio a Dio.
Gli israeliti cominciavano a fidarsi delle proprie possibilità, e
consideravano con disprezzo i loro nemici. Siccome si aspettavano
una facile vittoria, ritennero che tremila uomini fossero sufficienti
per conquistare la zona. Condussero l’attacco senza la garanzia della
protezione divina, e la loro avanzata fu fermata quasi alle porte della
città da una resistenza decisa. Spaventati per il numero e la prepara-
zione dei nemici, fuggirono in disordine giù per la strada scoscesa.
L’esercito dei cananei li inseguì rabbiosamente “... dalla porta fino a
Scebarim, e li mise in rotta nella scesa” (
Giosuè 7:5
). Anche se le
perdite erano state numericamente lievi trentasei uomini uccisi - la