Pagina 473 - Patriarchi e profeti (1998)

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La vittoria di Gerico
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sconfitta scoraggiò Israele. “... Il cuore del popolo si strusse e diven-
ne come acqua” (
Giosuè 7:5
). Se in quella prima battaglia effettiva
contro i cananei erano stati messi in fuga dai difensori di quella pic-
cola città, cosa sarebbe successo in conflitti più importanti? Giosuè
interpretò il mancato successo come un’espressione del dispiacere
divino, e con angoscia e apprensione “... si stracciò le vesti e si gettò
col viso a terra davanti all’arca dell’Eterno; stette così fino alla sera,
egli con gli anziani d’Israele, e si gettarono della polvere sul capo...
Ahi, Signore, Eterno” gridò “perché hai tu fatto passare il Giordano
a questo popolo per darci in mano degli Amorei e farci perire?...
Ahimè, Signore, che dirò io, ora che Israele ha voltato le spalle ai
suoi nemici? I Cananei e tutti gli abitanti del paese lo verranno a
sapere, ci avvolgeranno, e faranno sparire il nostro nome dalla terra;
e tu che farai per il tuo gran nome?” (
Giosuè 7:6-9
).
L’Eterno rispose: “Levati! Perché ti sei tu così prostrato con la
faccia a terra? Israele ha peccato; hanno trasgredito il patto ch’io ave-
vo loro comandato d’osservare” (
Giosuè 7:10, 11
). Era un momento
in cui occorreva agire in maniera pronta e decisa, e non disperarsi e
lamentarsi. Il peccato si celava nel campo e per ritrovare la presenza
e la benedizione di Dio occorreva individuarlo ed eliminarlo. “... Io
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non sarò più con voi, se non distruggerete l’interdetto di mezzo a
voi” (
Giosuè 7:12
), aveva ammonito l’Eterno.
Per l’infedeltà di uno degli esecutori dei giudizi divini, tutto il
popolo fu considerato colpevole di quella trasgressione: “... Han
perfino preso dell’interdetto, l’han perfino rubato, han perfino men-
tito, e l’han messo fra i loro bagagli” (
Giosuè 7:11
). Giosuè seguì
le istruzioni dategli per scoprire e punire il colpevole ricorrendo
alla sorte. Affinché il popolo potesse sentire la responsabilità del
peccato, fare un esame di coscienza e umiliarsi davanti al Signore,
il peccatore non venne subito scoperto; questo lasciò il popolo in
apprensione.
Il mattino presto, Giosuè riunì Israele per tribù, e iniziò la so-
lenne e impressionante cerimonia. A mano a mano che la ricerca
procedeva, il cerchio si stringeva sempre più. Prima fu trovata la
tribù, poi la famiglia, poi il casato, e infine l’uomo: Acan, figlio di
Carmi, della tribù di Giuda, era il colpevole che Dio aveva indicato.
Per stabilire l’identità del trasgressore in maniera sicura, e non
lasciare nessuna possibilità di pensare a una condanna ingiusta,