Pagina 488 - Patriarchi e profeti (1998)

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Patriarchi e profeti
I cananei, pur essendo stati soggiogati, non furono del tutto spo-
destati. A occidente della Palestina, lungo la costa, i filistei occupa-
vano ancora una fertile pianura; a nord vi era il territorio dei sidoniti,
che possedevano anche il Libano; e a sud, verso l’Egitto, il paese
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era ancora nelle mani dei nemici d’Israele. Giosuè, comunque, non
doveva continuare la guerra. Prima di lasciare la guida d’Israele, lo
attendeva un’altra opera importante. Tutto il paese, sia la parte già
conquistata sia quella non ancora soggiogata, doveva essere divisa
fra le tribù, ognuna delle quali aveva il dovere di conquistare com-
pletamente il territorio assegnatole. Se gli israeliti fossero rimasti
fedeli a Dio e al suo patto Egli, oltre a sconfiggere i loro nemici,
avrebbe accordato loro possedimenti ancora più vasti.
Il compito di dividere il paese, assegnando a sorte a ogni tribù il
proprio territorio, spettava a Giosuè e al sommo sacerdote Eleazar.
Era stato lo stesso Mosè a fissare i confini del territorio da dividere
fra le tribù, una volta che esse fossero entrate in possesso di Canaan.
Mosè, inoltre, aveva nominato dei prìncipi, uno per tribù, che si
sarebbero occupati della suddivisione. La tribù di Levi, consacrata
al servizio del santuario, pur non ricevendo nessuna regione, ebbe
quarantotto città dislocate in diverse zone di Canaan.
Prima che si procedesse alla spartizione del paese, Caleb, accom-
pagnato dagli anziani della sua tribù, avanzò una richiesta particolare.
Dopo Giosuè, egli era l’uomo più anziano d’Israele; erano state le
uniche due spie che avevano dato un rapporto positivo della terra
promessa, incoraggiando il popolo ad avanzare per prenderne pos-
sesso nel nome dell’Eterno; e in segno di riconoscimento di questa
loro fedeltà avevano ricevuto una promessa: “La terra che il tuo pie-
de ha calcata sarà eredità tua e dei tuoi figliuoli in perpetuo, perché
hai pienamente seguito l’Eterno, il mio Dio” (
Giosuè 14:9
). Caleb,
ricordando a Giosuè questa promessa, chiedeva il territorio di He-
bron, dove erano vissuti per tanti anni Abramo, Isacco e Giacobbe,
sepolti poi nella caverna di Macpela.
È vero che Hebron era abitata dai temibili Anakim, il cui aspetto
aveva talmente spaventato le spie da scoraggiare tutto Israele. Ma
era proprio il luogo che Caleb, confidando nella forza di Dio aveva
scelto come sua eredità.
“Ed ora ecco, l’Eterno mi ha conservato in vita” disse Caleb
“durante i quarantacinque anni ormai trascorsi da che l’Eterno disse