Pagina 516 - Patriarchi e profeti (1998)

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Patriarchi e profeti
ro in presenza di tutto il suo popolo, nei cortili della casa dell’Eterno,
in mezzo a te, o Gerusalemme. Alleluia” (
Salmo 116:18, 19
).
Tutte le case di Gerusalemme erano aperte ai pellegrini, e le
stanze venivano offerte gratuitamente; ma, non essendo sufficienti
per quella folla, in ogni spazio adeguato della città e nelle colline
circostanti, venivano piantate delle tende.
La sera del quattordicesimo giorno del mese, con solenni e straor-
dinarie cerimonie che commemoravano la liberazione dall’Egitto
e indicavano il sacrificio che li avrebbe liberati dalla schiavitù del
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peccato, veniva celebrata la Pasqua. Quando il Salvatore donò la
sua vita sul Calvario, la Pasqua non ebbe più significato e al suo
posto, come memoriale dello stesso evento di cui la Pasqua era stata
simbolo, fu istituita la Cena del Signore.
La festa di sette giorni dei Pani senza lievito seguiva la Pasqua.
Nel primo e nel settimo di questi giorni dedicati a questo sacro in-
contro non doveva essere compiuto nessun lavoro servile; il secondo
giorno dovevano essere presentati al Signore i primi frutti del rac-
colto di quell’anno: l’orzo, il primo cereale che veniva raccolto in
Palestina, e che cominciava a maturare all’inizio della festa. Il sacer-
dote ne agitava una mannella davanti all’altare, per testimoniare che
tutto apparteneva a Dio, dopo di che si poteva procedere al raccolto.
Cinquanta giorni dopo l’offerta delle primizie, si celebrava la
Pentecoste, chiamata anche festa della mietitura o delle Settimane.
In segno di gratitudine per il cibo ricavato dal frumento venivano
presentati a Dio due pani lievitati. I servizi religiosi della Pentecoste
duravano solamente un giorno.
Il settimo mese ricorreva la festa delle Capanne. In questa occa-
sione veniva riconosciuta la generosità di Dio per la frutta, i prodotti
dell’ulivo e della vigna. Era la festa che coronava la raccolta annuale.
La terra aveva prodotto abbondantemente, i raccolti erano stati ripo-
sti nei granai, la frutta, l’olio e il vino erano stati immagazzinati e le
primizie messe da parte; gli israeliti portavano a Dio, che li aveva
benedetti così abbondantemente, il segno del loro ringraziamento.
Questa festa, che ricorreva subito dopo il giorno dell’Espiazione,
in cui veniva assicurato che i peccati del popolo erano stati dimenti-
cati, doveva soprattutto rappresentare un motivo di gioia. Gli israeliti,
ora in pace con Dio, si accostavano a lui per riconoscerne la bontà e
lodarlo per la sua misericordia.