La tentazione e la caduta
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stata perseguitata dalle tentazioni di Satana. Il lavoro, che nell’Eden
costituiva un’occupazione piacevole, sarebbe diventato motivo di
ansia e di fatica; la delusione, l’angoscia, la sofferenza e infine la
morte avrebbero caratterizzato l’esistenza dell’uomo. In seguito alla
maledizione del peccato, la natura avrebbe testimoniato agli occhi
dell’uomo il vero carattere e le conseguenze della ribellione contro
Dio. All’atto della creazione, Egli aveva infatti affidato ad Adamo
l’autorità suprema su tutta la terra e sulle sue creature. Finché l’uomo
rimase fedele al Creatore la natura fu sottoposta alla sua supremazia:
quando egli trasgredì il comando divino, anche le creature inferiori
si ribellarono al suo potere.
Il Signore, nella sua grande misericordia, manifestava così il
carattere sacro della legge: l’esperienza avrebbe insegnato a ogni
individuo quale sia il pericolo insito nel rifiutarne o minimizzarne
l’importanza.
Ancora una volta, nel faticoso e travagliato destino dell’umanità
risultava evidente l’amore di Dio: il peccato rendeva necessaria
una disciplina che sviluppasse l’autocontrollo sugli istinti e sulle
passioni distruttive. Essa rientrava nel piano di Dio per riscattare
l’uomo dalla rovina e dalla degradazione.
L’avvertimento dato ai nostri progenitori: “... Nel giorno che tu
ne mangerai per certo morrai” (
Genesi 3:17
), non implicava la con-
danna a una morte immediata. Significava, piuttosto, che nel giorno
in cui avessero colto il frutto proibito sarebbe stata pronunciata una
sentenza irrevocabile. La promessa dell’immortalità aveva come
condizione l’ubbidienza: nel giorno in cui Adamo ed Eva avessero
trasgredito il divieto, avrebbero perso il diritto alla vita eterna. Il
loro destino sarebbe stato la morte.
Per vivere in eterno, l’uomo avrebbe dovuto continuare a nu-
trirsi dell’albero della vita: senza questo frutto, la sua vitalità si
sarebbe gradualmente spenta fino alla morte. Satana sapeva che la
disubbidienza dei nostri progenitori sarebbe stata motivo di dolore
per il Signore. La sua speranza era che essi, non avendo ottenuto
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il perdono, mangiassero ancora il frutto dell’albero della vita, ren-
dendo così eterna un’esistenza di miseria e di colpa. Subito dopo
la caduta dell’uomo, tuttavia, alcuni angeli ricevettero il compito di
sorvegliare quell’albero. Essi risplendevano, emanando raggi di luce
simili a spade scintillanti. Nessun uomo avrebbe potuto oltrepassare