Pagina 56 - Patriarchi e profeti (1998)

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Patriarchi e profeti
quella barriera per mangiare il frutto della vita; così, non sarebbe
mai esistito un peccatore immortale.
L’infelicità che si abbatté sui nostri progenitori, in seguito al-
la trasgressione, è considerata da molti una punizione eccessiva in
rapporto a una colpa così lieve e dubitano della saggezza e della
giustizia di Dio. Se essi approfondissero il problema, comprende-
rebbero il loro errore. Dio creò l’uomo a sua somiglianza, senza
peccato. La terra sarebbe stata popolata da esseri di poco inferiori
agli angeli. Tuttavia la loro fedeltà doveva subire una prova. Dio non
avrebbe mai permesso che il mondo fosse popolato da individui che
avrebbero disprezzato i princìpi della sua legge. Il fatto che Ada-
mo non sia stato sottoposto a una prova difficile evidenzia la bontà
del Creatore ma anche la gravità della disubbidienza dell’uomo. Se
Adamo non fosse stato in grado di superare con successo una prova
così semplice, non avrebbe potuto sostenere difficoltà più serie e
impegnative.
Se la prova, invece, fosse stata molto dura, le persone inclini a
commettere il male avrebbero trovato un pretesto per giustificare le
proprie debolezze, dicendo: “Si tratta di qualcosa di insignificante,
Dio non bada a queste piccole cose”; l’uomo sarebbe stato portato
a trasgredire con facilità princìpi considerati a torto trascurabili. Il
Signore ha voluto sottolineare che Egli detesta il peccato, di qualsiasi
natura o gravità.
Eva non pensava - assaggiando il frutto dell’albero proibito e
poi convincendo suo marito a fare altrettanto - di commettere una
grave azione nel disubbidire a Dio. Eppure, quel peccato coinvolse il
mondo in una terribile maledizione. Chi può prevedere, al momento
della tentazione, le terribili conseguenze di un errore?
Molti sostengono che la legge non sia valida, insistendo sull’im-
possibilità di osservarne i princìpi. Ma se questo fosse vero, perché
Adamo subì le conseguenze della sua trasgressione? L’errore dei
nostri progenitori fu la causa scatenante della sofferenza e dell’in-
felicità del mondo: se non fosse stato per la bontà e la generosità
di Dio, questa esperienza avrebbe gettato l’umanità in una dispera-
zione infinita. Nessuno si illuda: “Il salario del peccato è la morte”
(
Romani 6:23
).
La legge divina non può essere trasgredita impunemente, sia
oggi sia quando fu pronunciata questa sentenza.
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