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Patriarchi e profeti
della storia che avrebbe ricordato ai posteri che le azioni malvage
di un popolo che si professa fedele a Dio non rimangono impunite.
Anzi, coloro che conoscono meglio la volontà di Dio, vengono puniti
più severamente per i loro peccati.
Gli israeliti ora erano stati colpiti dalla peggiore delle calamità:
l’arca di Dio era stata presa ed era in mano ai nemici. Privi del
simbolo della presenza e della potenza dell’Eterno, gli israeliti non
erano più accompagnati dalla gloria divina. Le straordinarie mani-
festazioni della verità e della potenza divine erano legate a questo
arredo sacro, tanto che nel passato appena esso appariva erano state
conseguite vittorie miracolose. Sovrastata dalle ali dei cherubini
d’oro, sull’arca, che si trovava nel luogo santissimo, si manifestava
l’indicibile gloria della Shekinah, il simbolo visibile dell’Altissimo.
Ma questa volta l’arca non aveva portato alla vittoria, non aveva
protetto nessuno, e in Israele serpeggiava il malcontento.
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Non avevano capito che, avendo perso la potenza divina, la lo-
ro fede era solo formale. La legge di Dio, contenuta nell’arca, era
simbolo della sua presenza, ma gli israeliti ne avevano disprezzato i
princìpi e i comandamenti, contristando lo Spirito Santo. Quando
il popolo ubbidiva ai precetti sacri Dio lo accompagnava con la
sua potenza divina; ma quando gli israeliti fissavano la loro atten-
zione solo sull’arca, dimenticando che essa rappresentava Dio, e
disubbidivano alla sua legge disonorandola, l’arca diventava per loro
una semplice cassa. Essi la considerarono proprio come i popoli
idolatri considerano i propri dèi, come se possedesse in sé il potere
di salvarli. Il culto che rendevano all’arca li portò al formalismo,
all’ipocrisia e all’idolatria. I loro peccati, la trasgressione della legge
contenuta nell’arca stessa li avevano separati da Dio, e finché essi
non si fossero pentiti e avessero chiesto il perdono delle loro azioni
malvage, Egli non avrebbe potuto accordare loro la vittoria.
Non era sufficiente che l’arca e il santuario si trovassero nel
territorio d’Israele; non era sufficiente che i sacerdoti offrissero dei
sacrifici, che gli israeliti venissero chiamati figli di Dio. Il Signore
non considera le richieste di coloro che nel loro intimo tollerano
l’iniquità; infatti è scritto: “Se uno volge altrove gli orecchi per non
udire la legge la sua stessa preghiera è un abominio” (
Proverbi 28:9
).
Quando iniziò la battaglia Eli, ormai vecchio e cieco, era rima-
sto a Sciloh, dove attendeva di conoscere il risultato del conflitto,