L’arca presa dai filistei
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si rallegravano salutando il ritorno dell’arca come un messaggero di
buone notizie, non avevano il senso della sua sacralità; e invece di
preparare un luogo adeguato per accoglierla, la lasciarono in mezzo
ai campi da mietere. Mentre continuavano a contemplare l’arredo
sacro e a parlare del modo meraviglioso con cui era stato restituito,
cominciarono a fare congetture circa il suo potere magico. Alla fine,
sopraffatti dalla curiosità, rimossero il coperchio tentando di aprire
l’arca.
A tutti gli israeliti era stato insegnato di considerare l’arca con ti-
more e rispetto. Ai leviti era proibito guardarvi dentro anche quando
occorreva trasportarla da un posto a un altro. Solo il sommo sacer-
dote poteva guardare all’interno e solo una volta l’anno. Neanche i
filistei, che erano pagani, avevano avuto il coraggio di sollevarne il
coperchio. Angeli invisibili proteggevano l’arredo sacro durante tutti
i suoi spostamenti. L’irriverenza della gente di Beth-Scemesh fu su-
bito punita: molti di loro morirono improvvisamente. Questo castigo
portò i sopravvissuti a considerare l’arca con timore superstizioso
senza suscitare in loro alcun pentimento. Impazienti di liberarsene,
gli abitanti di Beth-Scemesh, che non avevano il coraggio di spostar-
la, inviarono un messaggio a Kiriath-Jearim invitando gli abitanti a
portarla via. La gente di quel luogo salutò l’arredo sacro con grande
gioia. Sapevano che essa costituiva la garanzia del favore divino, e
con gioia solenne portarono l’arca nella propria città ponendola nella
casa di Abinadab, un levita che nominò suo figlio Eleazar custode
dell’arca, dove sarebbe rimasta per molti anni.
Dopo che Dio si era manifestato a Samuele, la vocazione del
figlio di Anna come profeta fu riconosciuta dall’intera nazione.
Comunicando coraggiosamente il doloroso e penoso avvertimen-
to di Dio alla casa di Eli, Samuele aveva dimostrato la sua fedeltà
come messaggero del Signore; “... e l’Eterno era con lui e non lasciò
cadere a terra alcuna delle parole di lui. Tutto Israele, da Dan fino a
Beer-Sceba, riconobbe che Samuele era stabilito profeta dell’Eterno”
(
1Samuele 3:19, 20
).
Intanto gli israeliti rimasero sotto il giogo dei filistei per la loro
idolatria. In questo periodo Samuele visitò le città e i villaggi del
paese cercando di riavvicinare il popolo al Dio dei loro padri; i suoi
sforzi non furono infruttuosi e Israele, dopo vent’anni di oppressione,
“sospirava, anelando all’Eterno” (cfr.
1Samuele 7:2
). Il consiglio di
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