Pagina 577 - Patriarchi e profeti (1998)

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Il primo re d’Israele
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costumi dei popoli pagani vicini, sacrificando in gran parte il carat-
tere santo che li distingueva. Così, gradualmente, persero il rispetto
per l’Eterno e cessarono di apprezzare l’onore di essere il popolo
scelto da Dio. Attratti dalla pompa e dall’ostentazione dei sovrani
idolatri, si stancarono della loro semplicità e tra le tribù sorse invi-
dia e gelosia. Indeboliti dai dissensi interni, furono continuamente
esposti all’invasione dei nemici pagani; ciò portò la gente a credere
che per mantenere il prestigio tra le nazioni le tribù dovessero unirsi
sotto il controllo di un governo centrale. Allontanandosi dalla legge
di Dio, gli israeliti desideravano anche essere liberati dall’autorità
del loro Sovrano divino, e così la richiesta di una monarchia divenne
generalizzata in Israele.
Dai giorni di Giosuè, Israele non era mai stato governato con
sulla terra” (
Ebrei 11:13
). “Quanto a noi, la nostra cittadinanza è ne’ cieli; donde anche
aspettiamo come Salvatore il Signore Gesù Cristo” (
Filippesi 3:20
). Da quando è finito il
regno d’Israele, Dio non ha delegato l’autorità di eseguire le sue leggi a nessuno uomo o
gruppo di uomini. “Non fate le vostre vendette, cari miei, ma cedete il posto all’ira di Dio;
poiché sta scritto: a me la vendetta” (
Romani 12:19
). I governi civili disciplinano rapporti
fra gli uomini, ma non si interessano dei doveri che risultano dal rapporto di Dio con
l’uomo. Non è esistito alcun altro regno sulla terra, dopo quello d’Israele, in cui Dio abbia
diretto gli affari di stato tramite uomini ispirati. Nei casi in cui gli uomini hanno tentato di
formare un governo simile a quello d’Israele, essi si sono impegnati a interpretare e attuare
la legge di Dio. Si sono appropriati il diritto di controllare la coscienza e hanno usurpato
quelle che erano le prerogative di Dio. Prima del sacrificio di Gesù, mentre i peccati nei
confronti di Dio erano condannati con pene temporali, i giudizi non costituivano solo una
sanzione divina ma avvenivano sotto il suo controllo diretto e per suo ordine. I maghi
dovevano essere messi a morte, gli idolatri uccisi. La profanazione e i sacrilegi venivano
puniti con la morte dei colpevoli. Intere nazioni di idolatri dovevano essere sterminate;
colui che legge nei cuori degli uomini, che conosce la gravità delle loro colpe e tratta
con saggezza e con pietà tutte le sue creature, infliggeva le pene. Quando gli uomini,
con la loro fragilità e le loro passioni accettano di compiere queste opere, è evidente che
esistono i presupposti per ingiustizie e crudeltà. I delitti più inumani saranno perpetrati
nel sacro nome del Cristo. Dalle leggi d’Israele, secondo le quali venivano punite le offese
contro Dio, sono stati ricavati argomenti per comprovare la necessità di punire peccati
simili anche oggi. Tutti i persecutori li hanno utilizzati per giustificare le proprie azioni.
L’idea secondo cui Dio ha delegato all’autorità umana il diritto di controllare la coscienza
è alla base della tirannia religiosa e della persecuzione. Tuttavia, coloro che ragionano
così perdono di vista il fatto che noi viviamo in un’altra dispensazione, in condizioni
totalmente diverse da quelle in cui viveva il popolo d’Israele, e che questo regno era un
simbolo del regno del Cristo che sarà stabilito solo al suo ritorno. Infine, che i doveri che
riguardano il rapporto dell’uomo con Dio non devono essere regolati o attuati da autorità
umane.