592
Patriarchi e profeti
concorso di Saul, ma egli sperava di distinguersi nel definitivo sba-
ragliamento di quell’esercito ormai inesistente. L’ordine di astenersi
dal mangiare era suggerito da un’ambizione egoistica, e dimostrava
che al re non interessavano le esigenze del suo popolo quando esse
interferivano con il suo desiderio di emergere. Confermando la proi-
bizione con un solenne giuramento, Saul appariva come una persona
temeraria e profana. Erano le stesse parole della maledizione a di-
mostrare che quello zelo che Saul dimostrava era inteso a suo favore
e non alla gloria di Dio. Lo scopo dichiarato non era infatti quello di
vendicare i nemici del Signore, perché il re aveva detto: “... ch’io mi
sia vendicato de’ miei nemici”. Questa proibizione indusse il popolo
a trasgredire l’ordine di Dio. Gli israeliti avevano combattuto tutto
il giorno, erano deboli per non aver mangiato, e appena terminò il
periodo del giuramento, si buttarono sul bottino divorando carne
insieme a sangue, trasgredendo così l’ordine divino secondo il quale
era proibito bere il sangue.
Durante la giornata della battaglia, Gionathan, che non conosceva
l’ordine del re, lo trasgredì inconsapevolmente mangiando, mentre
camminava in un bosco, un po’ di miele. La sera stessa Saul, che
aveva dichiarato che la violazione di questo editto doveva essere
punita con la morte, venne a sapere il fatto; e sebbene Gionathan
non fosse colpevole di un peccato volontario, sebbene Dio lo avesse
miracolosamente protetto e avesse liberato il popolo tramite lui, il
re dichiarò che la sentenza doveva essere eseguita. Per risparmiare
la vita del figlio, Saul avrebbe dovuto riconoscere di aver sbagliato
ordinando un voto così temerario e ciò lo avrebbe umiliato; invece,
annunciò questa terribile sentenza: “... Mi tratti Iddio con tutto il suo
[526]
rigore, se non andrai alla morte, o Gionathan” (
1Samuele 14:44
).
Saul non poteva rivendicare gli onori della vittoria, ma sperava
di essere onorato per il suo zelo nel mantenere il giuramento. Voleva
dimostrare che occorreva rispettare la parola del re anche a prezzo
della vita del proprio figlio. A Ghilgal, poco tempo prima, Saul si
era opposto alla volontà di Dio esercitando la funzione di sacerdote
e quando era stato rimproverato da Samuele si era giustificato con
caparbia; e ora che il figlio aveva disubbidito al suo ordine, ordine
irrazionale e violato per ignoranza, il re ne sentenziava la morte.
Il popolo si oppose all’esecuzione della sentenza e, sfidando l’ira
del re, dichiarò: “... Gionathan, che ha operato questa gran libera-