Pagina 601 - Patriarchi e profeti (1998)

Basic HTML Version

Saul respinto da Dio
597
Dovevano intraprendere la guerra solo per ubbidire a Dio, per essere
strumenti della condanna degli amalechiti. Dio voleva che tutte le
nazioni osservassero la fine di quel popolo che aveva sfidato la sua
sovranità e comprendessero che esse sarebbero state distrutte proprio
dal popolo che avevano disprezzato.
“E Saul sconfisse gli Amalechiti da Havila fino a Shur, che sta
dirimpetto all’Egitto. E prese vivo Agag, re degli Amalekiti, e votò
allo sterminio tutto il popolo, passandolo a fil di spada. Ma Saul e
il popolo risparmiarono Agag e il meglio delle pecore, de, buoi, gli
[530]
animali della seconda figliatura, gli agnelli e tutto quel che v’era di
buono; non vollero votarli allo sterminio, ma votarono allo sterminio
tutto ciò che non aveva valore ed era meschino” (
1Samuele 15:7-9
).
La battaglia contro gli amalechiti che si era risolta con la vittoria
più brillante che Saul avesse mai ottenuto, risvegliò il più grave
difetto di Saul: l’orgoglio. L’ordine divino, secondo cui i nemici
di Dio dovevano essere votati alla distruzione, era stato eseguito
solo parzialmente. L’ambizioso Saul, desiderando onorare il suo
ritorno trionfale con la presenza di un re prigioniero, si avventurò
a imitare i costumi delle nazioni circostanti. Risparmiò Agag, il
feroce e guerriero re degli amalechiti; mentre il popolo tenne per
sé i capi migliori delle greggi, delle mandrie, delle bestie da soma
sostenendo, per scusare il suo peccato, che quel bestiame doveva
essere offerto in sacrificio all’Eterno. Il loro obiettivo, in realtà, era
quello di sacrificare il bottino per risparmiare il proprio bestiame.
Il disprezzo presuntuoso di Saul per la volontà di Dio non gli
aveva permesso di superare questa prova finale. Il re aveva dimostra-
to di governare come un monarca indipendente, di non essere degno
dell’autorità regale che gli era stata conferita come rappresentante
di Dio. Mentre Saul e il suo esercito tornavano fieri della vittoria,
Samuele era profondamente preoccupato. Il profeta aveva ricevuto
un messaggio divino che denunciava il comportamento del re: “Io
mi pento d’aver stabilito re Saul, perché si è sviato da me, e non ha
eseguito i miei ordini” (
1Samuele 15:11
). Addolorato per questo
atteggiamento ribelle del re, pianse e pregò tutta la notte per far
revocare la terribile sentenza.
Il pentimento di Dio non è come quello umano. “Colui che è la
gloria d’Israele non mentirà e non si pentirà” (
1Samuele 15:29
). Il
pentimento dell’uomo comporta un cambiamento di idee, mentre