Pagina 605 - Patriarchi e profeti (1998)

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Saul respinto da Dio
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propri errori.
Saul, invece, approfittò della sua posizione per esaltare se stesso
e, con la sua incredulità e la sua disubbidienza, disonorò Dio. Il
successo aveva trasformato l’umiltà e la titubanza dei primi momen-
ti di regno in una grande sicurezza di sé. La sua prima vittoria da
re accese quell’orgoglio che costituì la sua maggiore tentazione. Il
valore e l’intelligenza dimostrate nell’organizzare la liberazione di
Jabes di Galaad avevano suscitato l’entusiasmo di tutta la nazione.
Il popolo onorava il re dimenticando che egli era semplicemente
l’agente di cui Dio si era servito; e per quanto Saul avesse inizial-
mente attribuito la gloria a Dio, in seguito ricercò gli onori per sé.
Perse di vista la necessità di dipendere da Dio e abbandonò l’Eterno.
Tutto ciò lo indusse a peccare di presunzione fino al sacrilegio di
Ghilgal. La stessa cieca fiducia in se stesso lo indusse a respingere
il rimprovero di Samuele. Riconoscendo che Samuele era un profeta
inviato da Dio, Saul avrebbe dovuto accettare i suoi rimproveri anche
se non si rendeva conto del suo peccato. Se avesse voluto notare
e confessare il proprio errore, quell’amara esperienza gli sarebbe
servita di lezione per il futuro.
Se il Signore avesse completamente abbandonato Saul, non gli
avrebbe parlato ancora una volta attraverso il profeta, indicandogli
esattamente come agire per correggere gli errori del passato. Quan-
do colui che si professa figlio di Dio non si preoccupa di fare la
volontà divina inducendo gli altri a essere irriverenti e incuranti nei
confronti del Signore, è ancora possibile che questo fallimento sia
trasformato in vittoria, a patto che egli accetti il rimprovero con
profonda tristezza e torni a Dio con umiltà e fede. L’umiliazione
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della sconfitta spesso costituisce una benedizione, perché sottolinea
la nostra incapacità di compiere la volontà di Dio senza il suo aiuto.
Quando Saul non si curò del rimprovero inviatogli dallo Spirito
di Dio, e continuò con ostinazione a giustificarsi, respinse gli unici
mezzi di cui Dio si poteva servire per salvarlo. Saul voleva separarsi
da Dio. Se si fosse rivolto a lui confessando i propri peccati, avrebbe
ricevuto l’aiuto e la guida divini.
A Ghilgal, Saul dimostrò apparentemente una grande fedeltà
quando davanti all’esercito d’Israele offrì un sacrificio a Dio. Ma la
sua devozione non era sincera. Il servizio religioso, attuato in aperta
opposizione all’ordine di Dio, indeboliva la percezione morale di