Davide il fuggiasco
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servisse del suo ascendente per sostenere il rivale di Saul. Quando
il re venne a sapere dove si trovava Davide, inviò degli ufficiali per
portarlo a Ghibea dove intendeva realizzare il suo piano.
Mentre i messaggeri si avviavano per uccidere Davide, furo-
no controllati da colui che è più grande di Saul. Come successe a
Balaam, quando pensava di maledire Israele, degli angeli invisibili
indussero i messaggeri del re a profetizzare e ad annunciare il futuro
proclamando la gloria e la maestà dell’Eterno. Così Dio annientò l’i-
ra dell’uomo, manifestò la sua potenza per frenare il male e circondò
Davide con i suoi angeli.
Saul, mentre attendeva di avere Davide nelle proprie mani, ri-
cevette proprio quella notizia che, invece di renderlo sensibile alla
disapprovazione di Dio, lo esasperò ancora di più. Saul allora inviò
altri messaggeri, ma anche questi furono sopraffatti dallo Spirito di
Dio, e come i primi profetizzarono. Allora il re mandò una terza de-
legazione, ma anche questa, in compagnia dei profeti, subì l’influsso
divino che li indusse a profetizzare. Saul, allora, decise di andare
a cercarlo personalmente, perché il suo odio era diventato incon-
trollabile. Non voleva attendere altre occasioni per uccidere Davide.
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Pensava di freddarlo appena lo avrebbe raggiunto, a prescindere
dalle conseguenze.
Un angelo dell’Eterno intervenne per frenarlo; lo Spirito di Dio
si impossessò delle sue facoltà, ed egli pronunciò preghiere a Dio
insieme a predizioni e sacre melodie. Nelle sue profezie annunciò
il Messia, il Redentore del mondo, e quando raggiunse la casa del
profeta, a Rama, si tolse il mantello che indicava il rango a cui ap-
parteneva, e passò tutto il giorno e tutta la notte sotto l’influsso dello
Spirito di Dio insieme a Samuele e ai suoi discepoli. La gente, incu-
riosita da questo strano spettacolo, divulgò la notizia dell’esperienza
del re. Così, alla fine del suo regno, si diffuse in Israele un proverbio
secondo cui Saul era uno dei profeti.
Ancora una volta il piano del persecutore era fallito; il re assi-
curò Davide di non aver nulla contro di lui, ma il giovane non fu
molto convinto del pentimento del re e fuggì prevedendo che il suo
umore, com’era già avvenuto, cambiasse. Davide era profondamente
sconvolto: desiderava vedere ancora una volta il suo amico Giona-
than e, consapevole della propria innocenza, cercò il figlio del re
rivolgendogli queste toccanti domande: “... Che ho mai fatto? Qual è