Pagina 646 - Patriarchi e profeti (1998)

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Patriarchi e profeti
del suicidio. La sua vita era stata un fallimento e si era conclusa con
il disonore e la disperazione per aver contrapposto la sua volontà
perversa a quella di Dio.
La notizia della sconfitta si diffuse rapidamente, gettando nel
terrore tutto Israele. La gente fuggì dalle città che i filistei poterono
occupare indisturbati. Il regno di Saul, autonomo rispetto a Dio,
aveva quasi provocato la rovina del suo popolo. Il giorno seguente,
quando i filistei cercarono sul campo di battaglia di spogliare i caduti
del bottino, scoprirono il corpo di Saul e dei suoi tre figli uccisi. Per
completare il loro trionfo tagliarono la testa di Saul e la portarono,
ancora sanguinante, insieme all’armatura per tutto il paese come
trofeo di vittoria “ad annunziare la buona notizia nei templi dei loro
idoli e al popolo” (
1Samuele 31:9
). L’armatura alla fine fu messa nel
tempio di Astarte, mentre la testa fu appesa nel tempio di Dagon. La
gloria per la vittoria ottenuta fu quindi attribuita al potere di questi
falsi dèi e il nome dell’Eterno fu disonorato.
I corpi di Saul e dei suoi figli furono trascinati a Beth-Shan, una
città non lontana da Ghilboa, vicino al fiume Giordano, dove furono
appesi a delle catene per essere divorati da uccelli rapaci. Ma gli
uomini coraggiosi di Jabes, ricordandosi come Saul avesse liberato
la loro città nei primi anni felici del suo regno, manifestarono la
loro gratitudine liberando i corpi del re e dei prìncipi e dando loro
una decorosa sepoltura. Dopo aver attraversato di notte il Giordano,
“tolsero dalle mura di Beth-Shan il cadavere di Saul e i cadaveri dei
suoi figliuoli, tornarono a Jabes, e quivi li bruciarono. Poi presero le
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loro ossa, le seppellirono sotto alla tamerice di Jabes, e digiunarono
per sette giorni” (
1Samuele 31:12, 13
). Così una nobile azione fatta
quarant’anni prima, assicurò a Saul e ai suoi figli una sepoltura
compiuta da mani sensibili e pietose in un momento oscuro di
sconfitta e disonore.
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