Pagina 664 - Patriarchi e profeti (1998)

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Patriarchi e profeti
il digiuno nel giorno del funerale; egli stesso seguì il feretro alla
testa di coloro che onoravano la memoria del generale morto; e
giunto sulla tomba pronunciò un’elegia che costituiva un pungente
rimprovero per gli assassini. “Il re fece un canto funebre su Abner e
disse: Doveva Abnér morire come muore uno stolto? Le tue mani
non eran legate, né i tuoi piedi eran stretti nei ceppi! Sei caduto
come si cade per mano di scellerati” (
2Samuele 3:33, 34
).
Dimostrandosi magnanime verso colui che era stato il suo ne-
mico più irriducibile, Davide aveva guadagnato la fiducia e l’am-
mirazione di tutti gli israeliti. “Così tutto il popolo e tutto Israele
riconobbero in quel giorno che il re non entrava per nulla nell’ucci-
sione di Abner, figlio di Ner” (
2Samuele 3:37
). Il re parlò di quel
crimine nel gruppo dei suoi uomini di fiducia e dei suoi consiglieri,
riconoscendo che pur non potendo punire gli assassini, desiderava
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che essi fossero esposti alla giustizia di Dio: “Non sapete voi che
un principe ed un gran uomo è caduto oggi in Israele? Quanto a me,
benché unto re, sono tuttora debole; mentre questa gente, i figliuoli
di Tseruia, son troppo forti per me. Renda l’Eterno a chi fa male
secondo la malvagità di lui” (
2Samuele 3:38, 39
).
Per quanto Abner fosse stato sincero nell’affidarsi a Davide, era
stato animato da motivazioni vili ed egoistiche. Egli si era continua-
mente opposto al re, l’unto dell’Eterno, perché sperava di assicurarsi
degli onori, e ciò che lo aveva indotto ad abbandonare la causa che
aveva servito per tanto tempo era stato il risentimento, l’orgoglio
ferito e la passione. Abner, per aver abbandonato il re che serviva,
sperava di raggiungere la posizione più importante al servizio di
Davide. Se avesse avuto successo, i suoi talenti, la sua ambizione,
il suo grande prestigio e la scarsa religiosità avrebbero minato il
trono di Davide, la pace e il benessere della nazione. “Quando Jsh-
Bosheth figliuolo di Saul, ebbe udito che Abner era morto ad Hebron
gli caddero le braccia, e tutto Israele fu nello sgomento” (
1Samuele
4:1
). Era evidente che il regno ormai non sarebbe durato a lungo;
infatti un successivo tradimento lo fece crollare. Jsh-Bosheth fu
vergognosamente assassinato da due suoi capitani che, dopo averlo
decapitato, si affrettarono a portare la testa al re di Giuda, sperando
così di ingraziarsi Davide.
Si presentarono davanti al re con la prova cruenta del loro cri-
mine dicendo: “Ecco la testa di Jsh-Bosheth, figliuolo di Saul, tuo