Pagina 670 - Patriarchi e profeti (1998)

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Patriarchi e profeti
causa dei peccati non confessati, sfidando il divieto divino, toccò
il simbolo della presenza di Dio. L’Eterno, che non può accettare
un’ubbidienza parziale, con il castigo che colpì Uzza volle impri-
mere nella mente degli israeliti l’importanza di prestare attenzione
alle sue richieste. Così la morte di un uomo, conducendo il popolo
al pentimento, avrebbe evitato la perdita di migliaia di altri.
In seguito alla morte di Uzza, Davide, comprendendo di non
essere completamente in regola con Dio, e pensando che qualche
suo peccato gli avrebbe potuto attirare i castighi divini, ebbe timo-
re dell’arca. Ma Obed-Edom, sia pur con tremore salutò il sacro
simbolo come segno del favore di Dio per la sua ubbidienza. Ora
l’attenzione d’Israele era rivolta verso quell’uomo di Gath e la sua
famiglia per vedere cosa gli sarebbe capitato. “... E l’Eterno bene-
disse Obed-Edom e tutta la sua casa” (
2Samuele 6:11
). Il castigo
divino ebbe effetto anche su Davide: comprese, come mai prima, la
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sacralità della legge di Dio e la necessità di una fedele ubbidienza
ad essa. Inoltre le benedizioni di cui godette la casa di Obed-Edom
indussero Davide a sperare che l’arca avrebbe potuto costituire una
benedizione per lui e per il popolo.
Dopo tre mesi il re decise di fare un altro tentativo per rimuo-
vere l’arca, preoccupandosi di ubbidire nei particolari alle direttive
dell’Eterno. I capi della nazione furono nuovamente convocati e
una vasta folla si riunì intorno alla dimora dell’uomo di Gath. Con
riverenza l’arca fu posta sulle spalle di uomini che Dio aveva scel-
to e la folla formò un corteo e iniziò quella vasta processione con
sentimenti di riverenza. Dopo sei passi le trombe suonavano l’alt
e dietro ordine di Davide si immolava un sacrificio “un bue e un
vitello grasso” (
2Samuele 6:13
). Alla paura si era sostituita la gioia.
Il re si era tolto gli abiti regali e si era messo un semplice efod di
lino come un sacerdote qualsiasi. Con questo egli non intendeva
assumere le funzioni sacerdotali, perché a volte l’efod era indossato
anche da chi non era sacerdote. Ma in questo sacro servizio egli
si voleva considerare davanti a Dio uguale ai suoi sudditi. Da quel
giorno solo l’Eterno sarebbe stato adorato, solo lui avrebbe ricevuto
manifestazioni di rispetto e riverenza.
Poi, il lungo corteo si spostò, la musica dell’arpa, del corno, della
tromba, dei cembali si levò verso il cielo fondendosi con le melodie
di molte voci. “E Davide danzava a tutta forza davanti all’Eterno”