Il regno di Davide
667
(
2Samuele 6:14
), con gioia, al ritmo delle canzoni.
Il fatto che Davide danzasse con gioia riverente davanti all’Eter-
no viene spesso ricordato dagli amanti del piacere per giustificare
le danze moderne ma non vi è nessun elemento che permetta di
giustificare queste argomentazioni. Nel nostro tempo danzare signi-
fica far baldoria sino a tarda ora, darsi alla pazza gioia, sacrificare
sull’altare del piacere la salute e la morale. Chi frequenta le sale
da ballo non prova rispetto per il Signore anzi, neanche pensa a lui;
le preghiere e i canti di lode sono esclusi da quei locali. Nessun
divertimento che tenda a indebolire l’amore per il sacro e la gioia
al servizio di Dio dovrebbe essere ricercato dai cristiani. La musica
e la danza eseguite durante il trasferimento dell’arca, espressione
della gioiosa lode al Signore, non hanno nulla a che vedere con la
moderna danza caratterizzata dalla dissolutezza. Mentre l’una tende
a ricordare Dio ed esaltarne il nome, l’altra è un inganno di Satana
che fa dimenticare Dio e lo disonora.
La processione trionfante si avvicinò alla capitale seguendo il
sacro simbolo del Re invisibile. Con canti si chiese alle sentinelle
che le porte della città santa venissero spalancate: “O porte, alzate
[593]
i vostri capi; e voi, porte eterne, alzatevi; e il Re di gloria entrerà”.
Un altro gruppo replicava con musica e canti: “Chi è questo Re di
gloria?”. Da un’altra parte veniva la risposta: “È l’Eterno, forte e
potente, l’Eterno potente in battaglia”. Allora migliaia di voci si
unirono elevando con forza questo canto trionfale: “O porte, alzate
i vostri capi; alzatevi, o porte eterne, e il Re di gloria entrerà”. Di
nuovo si udì una richiesta espressa con gioia: “Chi è questo Re di
gloria?” e con un fragore simile a quello del mare si sentì la risposta
entusiastica: “E l’Eterno degli eserciti; egli è il Re di gloria” (
Salmo
24:7-10
).
Una volta aperte le porte, la processione entrò e l’arca venne de-
posta con riverenza e timore nella tenda che era stata appositamente
preparata. Davanti a quella tenda sacra vennero eretti degli altari per
i sacrifici e il fumo delle offerte di ringraziamento e dei sacrifici si
elevò al cielo insieme alle nubi di incenso con le lodi e le preghiere
d’Israele. Alla fine del servizio il re pronunciò personalmente una
benedizione sul suo popolo. Solo allora distribuì con generosità doni
in cibo e vino per il ristoro.
In questo servizio, che costituiva la celebrazione più sacra che