Pagina 672 - Patriarchi e profeti (1998)

Basic HTML Version

668
Patriarchi e profeti
aveva caratterizzato il regno di Davide, ogni tribù era stata rappre-
sentata. Lo Spirito divino aveva ispirato il re e ora, che gli ultimi
raggi del crepuscolo lambivano il suolo con una luce santificata, l’a-
nimo del sovrano si rivolse con gratitudine a Dio, perché il simbolo
benedetto della sua presenza era così vicino al trono d’Israele.
Davide, con l’anima rivolta a realtà spirituali, si diresse verso
il suo palazzo “per benedire la sua famiglia” (
2Samuele 6:20
). Ma
qualcuno aveva assistito a quella manifestazione gioiosa con uno
spirito molto diverso da quello che aveva animato Davide. “Come
l’arca dell’Eterno entrava nella città di Davide, Mical, figliuola di
Saul, guardò dalla finestra; e vedendo il re Davide che saltava e dan-
zava dinanzi all’Eterno lo disprezzò in cuor suo” (
2Samuele 6:16
).
L’amarezza l’aveva resa così impaziente da non aspettare neanche il
ritorno di Davide al palazzo e gli andò incontro contraccambiando il
suo gentile saluto con un torrente di parole amare che nascondevano
un’ironia astuta e tagliente: “... Bell’onore s’è fatto oggi il re d’I-
sraele a scoprirsi davanti agli occhi delle serve de’ suoi servi, come
si scoprirebbe un uom da nulla!” (
2Samuele 6:20
).
Davide comprendendo che Mical stava disprezzando e disono-
rando il servizio di Dio, le rispose severamente: “L’ho fatto dinanzi
all’Eterno che m’ha scelto invece di tuo padre e di tutta la sua casa
per stabilirmi principe d’Israele, del popolo dell’Eterno; sì, dinanzi
all’Eterno ho fatto festa. Anzi mi abbasserò anche più di cosi, e mi
renderò abietto agli occhi miei; eppure, da quelle serve di cui tu
[594]
parli, proprio da loro, io sarò onorato!” (
2Samuele 6:21, 22
). Al rim-
provero di Davide si aggiunse quello del Signore: per il suo orgoglio
e la sua arroganza Mical “non ebbe figliuoli fino al giorno della sua
morte” (
2Samuele 6:23
).
Le cerimonie solenni che avevano accompagnato il trasferimento
dell’arca avevano notevolmente impressionato il popolo d’Israele,
risvegliando un profondo interesse per il servizio del santuario e
riaccendendo l’antico zelo per l’Eterno. Davide si impegnò con ogni
mezzo per rinsaldare questi sentimenti. Il canto divenne una parte
del culto e Davide compose salmi non solo per i sacerdoti e per il
servizio sacro, ma anche per il popolo affinchè li cantasse durante
il viaggio in occasione delle feste annuali nazionali. Quest’opera
di riforma preservò il popolo dall’idolatria. Molte nazioni vicine,
rendendosi conto della prosperità d’Israele, furono indotte ad ap-