Pagina 673 - Patriarchi e profeti (1998)

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Il regno di Davide
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prezzare il Dio d’Israele che aveva fatto opere così grandi per il suo
popolo.
Il tabernacolo costruito da Mosè era a Ghibea, insieme agli altri
arredi sacri esclusa l’arca, ma Davide voleva fare di Gerusalemme
il centro religioso della nazione. Aveva eretto un palazzo per sé e
sentiva che non era bene che l’arca di Dio rimanesse sotto una tenda.
Decise quindi di costruire un tempio che esprimesse l’apprezzamen-
to d’Israele per l’onore concesso dalla presenza dell’Eterno, loro
Dio. Comunicò allora quest’idea al profeta Nathan, ricevendo questa
risposta incoraggiante: “Va’, fa’ tutto quello che hai in cuore di fare,
poiché l’Eterno è teco” (
2Samuele 7:3
).
Ma quella stessa notte l’Eterno rivolse a Nathan un messaggio
per il re. Anche se Dio assicurava il suo favore a lui, alla sua prospe-
rità e al regno d’Israele, Davide non poteva più avere il privilegio
di costruire una casa per l’Eterno. “Così dice l’Eterno degli eserciti:
Io ti presi dall’ovile di dietro alle pecore, perché fu fossi il principe
d’Israele, mio popolo; e sono stato teco dovunque sei andato, ho
sterminato dinanzi a te tutti i tuoi nemici, e ho reso il tuo nome
grande come quello dei grandi che son sulla terra; ho assegnato un
posto a Israele, mio popolo, e ve l’ho piantato perché abiti in casa
sua e non sia più agitato, ne seguitino gl’iniqui ad opprimerlo come
prima” (
2Samuele 7:8-10
).
Dato che Davide aveva desiderato costruire una casa per il Si-
gnore, aveva ricevuto questa promessa: “L’Eterno t’annunzia che
ti fonderà una casa... io innalzerò al trono dopo di te la tua proge-
nie...il figlio che arà uscito dalle tue viscere edificherà una casa al
mio nome, ed io renderò stabile in perpetuo il trono del suo regno”
(
2Samuele 7:11-13
). La ragione per cui Davide non poteva costruire
il tempio fu annunciata con queste parole: “Tu hai sparso molto
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sangue, e hai fatto di gran guerre; tu non edificherai una casa al
mio nome... Ma ecco, ti nascerà un figliuolo, che sarà uomo tran-
quillo, e io gli darò quiete, liberandolo da tutti i miei nemici d’ogni
intorno. Salomone sarà il suo nome; e io darò pace e tranquillità a
Israele, durante la vita di lui. Egli edificherà una casa al mio nome”
(
1Cronache 22:8-10
).
Per quanto quel caro progetto a lungo accarezzato fosse stato
negato, Davide accettò il messaggio con gratitudine, esclamando:
“Chi son io, o Signore, o Eterno, e che è la mia casa, che tu m’abbia