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Patriarchi e profeti
fatto arrivare fino a questo punto? E questo è parso ancora poca cosa
agli occhi tuoi, o Signore, o Eterno; e tu hai parlato anche della casa
del tuo servo per un lontano avvenire” (
2Samuele 7:18, 19
) e così
rinnovò il patto con Dio.
Davide sapeva che compiere l’opera che pensava di realizzare
avrebbe assicurato onore al suo nome e gloria al suo governo, ma
egli era pronto a sottomettere la sua volontà a quella di Dio. Questa
grata rassegnazione si nota raramente anche tra i cristiani. Spesso
coloro che non hanno più la forza di un tempo si aggrappano alla
speranza di compiere grandi opere a cui tengono, senza essere idonei
a realizzarle! Dio nella sua provvidenza si può rivolgere a loro, come
un suo profeta si rivolse a Davide, dichiarando che l’opera che essi
desiderano compiere non è affidata a loro, e che sono chiamati a
fare in modo che un altro la compia. Ma invece di sottomettersi
con gratitudine alle direttive divine, molti si ritirano sentendosi
disprezzati e respinti, pensando che se non possono fare ciò che
desiderano, non potranno fare nulla. Molti si aggrappano con la
forza della disperazione a responsabilità che non possono portare
e invano si sforzano di compiere un’opera per la quale non sono
all’altezza mentre ciò che essi potrebbero fare rimane trascurato.
E siccome essi non collaborano in ciò che dovrebbero, l’opera di
evangelizzazione è nel suo complesso ostacolata se non vanificata.
Davide, nel patto fatto a Gionathan aveva promesso che quando
non sarebbe più stato attaccato dai nemici si sarebbe mostrato bene-
volo nei confronti della casa di Saul. E ora che aveva raggiunto uno
stato di benessere, ricordandosi del patto fece un’indagine, chieden-
do: “C’è ancora qualcuno della casa di Saul, al quale possa fare del
bene per amore di Gionathan?” (
2Samuele 9:1
). Gli fu riferito di un
figlio di Gionathan, Mefibosheth, storpio sin da bambino. Al tempo
della sconfitta di Saul da parte dei filistei a Jezreel, la balia di questo
bambino, tentando di fuggire con lui, lo fece cadere, condannandolo
per tutta la vita a essere zoppo. Davide allora convocò il giovane
a corte ricevendolo con grande cordialità. I beni di Saul furono re-
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stituiti a lui per il mantenimento della sua famiglia; e il figlio di
Gionathan venne invitato a essere sempre ospite del re e a sedersi
ogni giorno alla tavola reale. Sebbene i nemici di Davide avessero
alimentato in Mefibosheth un forte pregiudizio nei confronti del re,
tanto da farlo considerare un usurpatore, l’accoglienza generosa e