Pagina 677 - Patriarchi e profeti (1998)

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Il regno di Davide
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personalmente alla battaglia e con la benedizione divina inflisse agli
alleati una sconfitta così disastrosa che i siri dal Libano all’Eufrate,
non solo non attaccarono più, ma divennero tributari d’Israele. Da-
vide attaccò gli ammoniti finché le loro roccaforti furono espugnate
e l’intera regione cadde sotto il dominio d’Israele.
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I pericoli che avevano minacciato la nazione e la totale distruzio-
ne verificatasi attraverso la provvidenza di Dio permetteva a Israele
di elevarsi verso una grandezza senza precedenti. In ricordo di que-
sta grande liberazione, Davide cantò: “Vive l’Eterno! Sia benedetta
la mia rocca! E sia esaltato l’Iddio della mia salvezza! L’Iddio che
fa la mia vendetta e mi sottomette i popoli, che mi scampa dai miei
nemici. Sì, tu mi sollevi sopra i miei avversari, mi riscuoti dall’uomo
violento. Perciò, o Eterno, ti loderò tra le nazioni, e salmeggerò al
tuo nome. Grandi liberazioni egli accorda al suo re, ed usa benignità
verso il suo unto, verso Davide e la sua progenie in perpetuo” (
Salmo
18:46-50
).
Attraverso i canti di Davide nel popolo s’impresse l’idea che
l’Eterno era la loro forza e il loro liberatore: “Il re non è salvato per
grandezza d’esercito: il prode non scampa per la sua gran forza. Il
cavallo è cosa fallace per salvare; esso non può liberare alcuno col
suo gran vigore” (
Salmo 33:16, 17
). “Tu sei il mio re, o Dio, ordina
la salvezza di Giacobbe! Con te noi abbatteremo i nostri nemici, nel
tuo nome calpesteremo quelli che si levan contro a noi. Poiché non
è nel mio arco che io confido, e non è la mia spada che mi salverà;
ma sei tu che ci salvi dai nostri nemici e rendi confusi quelli che ci
odiano” (
Salmo 44:4-7
).
“Gli uni confidano in carri, e gli altri in cavalli; ma noi
ricorderemo il nome dell’Eterno, dell’Iddio nostro (
Salmo 20:7
).
Il regno d’Israele aveva ora raggiunto l’estensione promessa ad
Abramo e in seguito ripetuta a Mosè: “Io do alla tua progenie questo
paese, dal fiume d’Egitto al gran fiume, il fiume Eufrate” (
Genesi
15:18
). Israele era diventata una nazione potente, temuta e rispettata
dai popoli vicini. L’autorità di Davide nel suo regno era diventata
molto grande. Egli controllava, come pochi sovrani, i sentimenti
e la fedeltà del suo popolo. Aveva onorato Dio e ora il Signore lo
stava onorando. Ma nella prosperità si nasconde il pericolo. Con il
trionfo più grande Davide si trovò ad affrontare il maggior pericolo:
lo attendeva la sconfitta più umiliante.
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