Il peccato e il pentimento di Davide
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Ella divenne sua moglie” (
2Samuele 11:27
). Un tempo, animato da
una coscienza sensibile e da un grande senso dell’onore, Davide,
pur essendo in pericolo di vita, non aveva alzato la mano sull’unto
dell’Eterno. Ora cadeva talmente in basso da assassinare uno dei suoi
soldati più fedeli e valorosi, nella speranza di godere indisturbato le
conseguenze del suo peccato. Ecco com’era cambiato il suo carattere
che sembrava incorruttibile come l’oro più lucente!
Sin dall’inizio Satana ha indotto l’uomo alla trasgressione, pre-
sentandogli possibili vantaggi. Così sedusse gli angeli e fece peccare
Adamo ed Eva, e così fa allontanare folle intere dalla volontà di
Dio. “Vi è tal via che all’uomo par dritta, ma finisce col menare
alla morte” (
Proverbi 14:12
). Come sono felici coloro che dopo
essersi avventurati per quella strada e aver provato come siano amari
i frutti del peccato, se ne allontanano in tempo! Dio con misericor-
dia non abbandonò Davide alle lusinghe ingannatrici dei vantaggi
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del peccato che lo avrebbero portato a una completa rovina. Era
necessario che Dio intervenisse per amore d’Israele. Con il passare
del tempo il peccato di Davide per la sua relazione con Bath-Sheba,
divenne di dominio pubblico e nacquero i sospetti che egli avesse
voluto la morte di Uria. Tutto ciò disonorava il Signore, che aveva
favorito e glorificato Davide. Il peccato del re dava un’immagine
falsa del carattere di Dio gettando discredito sul suo nome. Tutto
ciò tendeva a indebolire la religiosità fra il popolo e ad affievolire in
molti l’avversione per il peccato, mentre coloro che non amavano
né temevano Dio erano incoraggiati alla trasgressione.
Il profeta Nathan ricevette l’ordine di portare a Davide un mes-
saggio di rimprovero terribilmente severo. A pochi sovrani era pos-
sibile annunciare un messaggio simile senza perdere la vita. Nathan
seppe dare la sentenza divina non solo senza indietreggiare, ma ani-
mato da quella saggezza necessaria per attrarre le simpatie del re, ne
risvegliò la coscienza e fece pronunciare dalle sue stesse labbra la
sentenza di morte. Rivolgendosi a Davide come garante dei diritti
del suo popolo e nominato da Dio, il profeta raccontò una storia di
malvagità e oppressione che esigeva la riparazione del torto.
“V’erano due uomini nella stessa città” disse “uno ricco e l’altro
povero. Il ricco aveva pecore e buoi in grandissimo numero; ma il
povero non aveva nulla, fuorché una piccola agnellina ch’egli avea
comprata e allevata; essa gli era cresciuta in casa insieme ai figliuoli,