Pagina 684 - Patriarchi e profeti (1998)

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Patriarchi e profeti
l’incredulità avrebbe indurito i cuori e molti, sotto l’apparenza della
pietà, sarebbero diventati i peccatori più sfacciati.
La storia di Davide non è affatto di incoraggiamento nei confronti
del peccato. Quando seguiva la volontà di Dio, veniva chiamato
“l’uomo secondo il cuore di Dio” e quando peccava, cessava di
essere leale nei confronti dell’Eterno e poi ritornava a lui attraverso
il pentimento. La Parola di Dio dichiara con franchezza: “... Quello
che Davide avea fatto dispiacque all’Eterno” (
2Samuele 11:27
). E
il Signore tramite il profeta disse a Davide: “Perché dunque hai tu
disprezzata la Parola dell’Eterno, facendo ciò che è male agli occhi
suoi?... Or dunque la spada non si allontanerà mai dalla tua casa,
giacché tu m’hai disprezzato” (
2Samuele 12:9, 10
).
Sebbene Davide si fosse pentito del peccato e fosse stato per-
donato e accettato dal Signore, raccolse i frutti di ciò che lui stesso
aveva seminato. I giudizi che caddero su di lui e sulla sua famiglia
testimoniano che Dio non tollerava il peccato.
Prima di allora il Signore aveva accordato le sue benedizioni,
proteggendo Davide da tutti i complotti dei nemici e agendo di-
rettamente su Saul per frenarlo. Quel peccato aveva mutato il suo
rapporto con Dio. Il Signore non poteva in nessun modo né sanzio-
nare il male, né esercitare la sua autorità per proteggere Davide dalle
conseguenze del suo peccato come lo aveva protetto dalla malvagità
di Saul.
Davide era molto cambiato. La consapevolezza del peccato com-
messo, e delle sue future conseguenze, ne aveva infranto l’orgoglio.
Si sentiva umiliato davanti ai suoi sudditi e la sua autorità ne risultò
indebolita. La sua prosperità era stata sino ad allora attribuita all’ub-
bidienza consapevole dei comandamenti del Signore. Ma ora che i
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sudditi avevano saputo del suo peccato sarebbero stati indotti più
facilmente a peccare. Ne risultarono indebolite l’autorità nella sua
famiglia e il rispetto e l’ubbidienza dei suoi figli.
Quando avrebbe dovuto condannare il peccato, il suo senso di
colpa lo induceva al silenzio, e ciò gli impediva di amministrare la
giustizia come prima. Il suo cattivo esempio influì sui figli, ma Dio
non intervenne e lasciò che le cose seguissero il loro corso naturale
e ciò costituì per Davide un severo castigo. Per un anno intero
Davide visse apparentemente sereno; non si notava nessuna prova
evidente della disapprovazione divina, ma la sentenza di Dio pendeva