Pagina 696 - Patriarchi e profeti (1998)

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Patriarchi e profeti
versò l’acqua offrendola a Dio. Davide era stato un uomo di guerra,
aveva passato gran parte della sua vita in mezzo a scene di violenza;
ma fra tutti coloro che erano passati attraverso dure prove davvero
pochi ne uscirono con una sensibilità e un senso morale poco alterati
come era successo per Davide.
Abishai, nipote di Davide e uno dei suoi capitani più coraggiosi,
non potendo più ascoltare pazientemente gli insulti di Scimei, escla-
mò: “Perché questo can morto osa egli maledire il re, mio signore?
Ti prego, lasciami andare a troncargli la testa” (
2Samuele 23:9
). Ma
il re glielo vietò, dicendo: “Ecco, il mio figliuolo... cerca di togliermi
la vita! Quanto più lo può fare ora questo beniaminita! Lasciate
ch’ei maledica, giacché glielo ha ordinato l’Eterno. Forse l’Eterno
avrà riguardo alla mia afflizione, e mi farà del bene in cambio delle
maledizioni di oggi” (
2Samuele 23:11, 12
).
La coscienza stava suggerendo a Davide verità amare e umi-
lianti. Mentre i sudditi fedeli si interrogavano sul perché di questa
improvvisa avversa fortuna, essa non era affatto incomprensibile
per il re. Spesso egli aveva temuto che si verificasse una situazione
come quella che stava vivendo e si era meravigliato di come Dio
avesse sopportato così a lungo i suoi peccati ritardando la meritata
punizione. E ora in quella fuga triste e frettolosa, con i piedi nudi e
la tunica di tela di sacco che aveva sostituito i paramenti regali, e tra
i lamenti dei seguaci che echeggiavano fra le colline, pensò alla sua
capitale amata - il luogo in cui era stato consumato il suo peccato
- e ricordando la bontà e la generosità di Dio si accese in lui una
speranza. Sentì che Dio avrebbe manifestato la sua misericordia.
Mentre molti malvagi ricordano l’errore di Davide per scusare il
proprio peccato sono pochi coloro che manifestano il pentimento e
l’umiltà di Davide! Sono anche pochi coloro che sopportano i rim-
proveri e la condanna con la pazienza e la forza che egli manifestò.
Egli aveva confessato i propri peccati e per anni aveva cercato di
fare il proprio dovere come fedele servo di Dio. Aveva operato per la
realizzazione del suo regno che con lui aveva raggiunto una potenza
e una prosperità mai uguagliate prima. Aveva anche accumulato
molto materiale per l’edificazione della casa di Dio, e ora pensava
che tutta la fatica della sua vita venisse spazzata via. Il risultato di
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anni di lavoro, di un’opera geniale compiuta nel campo religioso e
politico sarebbe passata nelle mani di un figlio temerario e traditore