Pagina 697 - Patriarchi e profeti (1998)

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La ribellione di Absalom
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che non teneva in considerazione né l’onore di Dio né la prosperità
d’Israele? Come sarà sembrato naturale per Davide lamentarsi di
Dio in questi momenti di grande afflizione!
Le parole del profeta Michea sono permeate dello spirito che
ispirò il cuore di Davide: “Se seggo nelle tenebre, l’Eterno è la mia
luce. Io sopporterò l’indignazione dell’Eterno, perché ho peccato
contro di lui, finch’Egli prenda in mano la mia causa, e mi faccia
ragione” (
Michea 7:8, 9
). E il Signore non abbandonò Davide. Que-
sto capitolo della sua vita, in cui di fronte agli insulti e ai torti più
crudeli si dimostrò umile, altruista, generoso e sottomesso, è uno dei
più nobili di tutta la sua esperienza. Mai il re d’Israele fu realmente
grande agli occhi di Dio come nel momento della sua più profonda
e visibile umiliazione.
Se Dio non avesse rimproverato Davide per il suo peccato, la-
sciandolo sul trono in pace e prosperità nonostante la trasgressione
dei precetti divini, gli scettici e gli infedeli avrebbero avuto qualche
scusa per censurare la religione della Bibbia sulla base della storia
di Davide.
Ma l’esperienza che affrontò il re dimostra che il Signore non
può né tollerare né scusare il peccato. Essa inoltre ci permette di
scorgere i grandi obiettivi che Dio si prefigge con la sua maniera di
affrontare il peccato. Attraverso i giudizi più severi ci fa scorgere i
suoi propositi suggeriti dalla misericordia e dalla bontà. Dio punì
severamente Davide ma non lo eliminò: la fornace della prova ha
lo scopo di purificare, non di consumare. Il Signore dice: “Se i suoi
figliuoli abbandonano la mia legge e non camminano secondo i miei
ordini, se violano i miei statuti e non osservano i miei comandamenti,
io punirò la loro trasgressione con la verga, la loro iniquità con
percosse; ma non gli ritirerò la mia benignità, e non smentirò la mia
fedeltà” (
Salmo 89:30-33
).
Subito dopo la fuga di Davide da Gerusalemme Absalom, a capo
del suo esercito, prese possesso senza spargimento di sangue della
roccaforte d’Israele. Hushai fu uno dei primi a salutarlo, tanto che il
principe fu sorpreso e compiaciuto per l’appoggio di quel vecchio
amico e consigliere del padre. Absalom era abbastanza sicuro di
poter ottenere il successo. Fino ad allora i suoi complotti erano andati
a buon fine e accolse Hushai alla sua corte perché era impaziente di
consolidare il trono e assicurarsi la fiducia della nazione.