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Patriarchi e profeti
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). Colui che sostiene di conoscere Dio “... e non osserva i suoi
comandamenti, è bugiardo...” (
1Giovanni 2:4
).
Quando Caino vide che la sua offerta era stata respinta, provò un
profondo rancore nei confronti del Signore e di Abele. Dio non aveva
accettato il suo omaggio, in sostituzione del sacrificio, e suo fratello,
invece di seguirlo nella sua ribellione, aveva scelto di ubbidire a Dio.
Tuttavia, il Signore non abbandonò Caino a se stesso e volle discutere
con l’uomo che aveva dimostrato di essere tanto irragionevole. Così,
attraverso un angelo, Dio gli parlò: “... Perché sei irritato? E perché
hai il volto abbattuto? Se fai bene non rialzerai tu il volto? Ma, se
fai male, il peccato sta spiandoti alla porta...” (
Genesi 4:6, 7
). Caino
era di fronte a una scelta. Se avesse collegato la sua salvezza al
sacrificio del Salvatore promesso, se avesse accettato le richieste
di Dio, avrebbe ottenuto il favore divino. Proseguendo nella sua
ribellione, e mantenendo il suo atteggiamento scettico, non aveva
nessun motivo di contestare il rifiuto divino.
[58]
Invece di ammettere il proprio errore, Caino continuò a biasi-
mare l’ingiustizia che Dio aveva commesso nei suoi confronti e a
coltivare sentimenti di gelosia e di odio contro Abele. Lo rimpro-
verò duramente nel tentativo di indurlo a dubitare della correttezza
dell’atteggiamento di Dio nei loro confronti. In modo pacato ma
fermo, Abele gli spiegò la giustizia e la bontà di Dio, indicando
l’errore che aveva commesso. Cercò di convincerlo ad ammettere di
avere torto: gli ricordò l’amore del Creatore, che aveva risparmia-
to la vita dei loro genitori, quando avrebbe potuto punirli con una
morte istantanea. Cercò di insistere riaffermando l’amore di Dio per
loro: la decisione di inviare il Figlio, benché innocente, a subire la
loro condanna, era una prova della generosità divina. Queste parole
esasperarono ancora di più Caino; il buon senso e la coscienza gli
dicevano che Abele aveva ragione, ma lo irritava il fatto che proprio
suo fratello, a cui aveva chiesto di condividere la sua posizione,
avesse la presunzione di dissentirne, rifiutando di partecipare alla
sua ribellione. In un impeto di rabbia e di violenza lo uccise.
Caino odiò e uccise suo fratello, non perché avesse fatto qualcosa
di male, ma “... perché le sue opere erano malvagie, e quelle del
suo fratello erano giuste” (
1Giovanni 3:12
). Allo stesso modo, le
persone malvage odiano chi è migliore di loro. L’ubbidienza mani-
festata da Abele nella sua vita, la sua fede profonda, costituivano un