La prova di Caino e Abele
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continuo rimprovero per Caino: “... Chiunque fa cose malvagie odia
la luce e non viene alla luce, perché le sue opere non siano riprovate”
(
Giovanni 3:20
).
Più è evidente la manifestazione dell’influsso divino sul carattere
dei credenti, più risultano palesi gli errori dei non credenti e tanto
maggiori saranno quindi i loro sforzi per distruggere chi turba le
loro coscienze.
L’assassinio di Abele fu il primo episodio dell’ostilità che Dio
aveva annunciato tra il serpente e la discendenza della donna, cioè
fra Satana e i suoi seguaci e Cristo e i suoi fedeli. Grazie al peccato,
Satana ottenne il controllo di tutti gli uomini; il Cristo avrebbe
offerto loro la possibilità di liberarsi da questa schiavitù. Tutte le
volte che per la sua fede nel sacrificio del Cristo, un essere umano
rifiuta l’influsso del male, Satana si arrabbia. L’integrità di Abele era
una prova dell’infondatezza dell’affermazione di Satana secondo cui
è impossibile per l’uomo osservare la legge di Dio. Quando Caino,
istigato da una volontà perversa, comprese che non avrebbe potuto
imporsi su Abele, si infuriò a tal punto che lo uccise.
Coloro che difendono la validità della legge di Dio, ovunque essi
siano, dovranno affrontare lo spirito che animò Caino, quello stesso
che in tutte le epoche ha fatto innalzare pali e roghi per distruggere
quanti hanno seguito l’esempio del Cristo. Satana e i suoi angeli
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non possono costringere alla sottomissione i discepoli di Gesù e
per questo motivo suscitano contro di loro ogni genere di crudeltà.
Si tratta della manifestazione della collera di chi sa di avere perso.
Ogni martire di Gesù è morto da vincitore. Il profeta dice: “Ma essi
l’hanno vinto [il serpente antico, che è chiamato Diavolo e Satana]
a cagion del sangue dell’Agnello e a cagion della parola della loro
testimonianza; e non hanno amata la loro vita, anzi l’hanno esposta
alla morte” (
Apocalisse 12:11, 9
).
Caino, l’omicida, fu ben presto chiamato a rendere conto del
proprio crimine. “E l’Eterno disse a Caino: Dov’è Abele tuo fratello?
Ed egli rispose: Non lo so; son io forse il guardiano di mio fratello?”
(
Genesi 4:9
). Caino si era spinto troppo lontano nel compiere il male
e aveva ormai perso la consapevolezza della costante presenza di
Dio, della sua grandezza e onniscienza. Questo spiega perché, nel
desiderio di nascondere la propria colpa, egli ricorse all’inganno.
Il Signore parlò ancora a Caino: “... Che hai tu fatto? La voce