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Patriarchi e profeti
mio, figliuolo mio!” (
2Samuele 18:33
).
L’esercito vittorioso, reduce dal campo di battaglia, era ormai
vicino alla città e le grida di trionfo echeggiavano fra le colline.
Ma quando i soldati entrarono per le porte della città le grida si
affievolirono e gli sguardi si abbassarono dando l’impressione di
essere stati sconfitti. Il re, infatti, non li stava attendendo per dare
loro il benvenuto e dalla camera situata sopra la porta si sentiva
questo lamento: “Absalom figliuolo mio! Figliuolo mio, Absalom
figliuol mio! Oh foss’io pur morto in vece tua, o Absalom figliuolo
mio, figliuolo mio! E la vittoria in quel giorno si cambiò in lutto per
tutto il popolo perché il popolo sentì dire in quel giorno: Il re è molto
afflitto a cagione del suo figliuolo. E il popolo in quel giorno rientrò
furtivamente in città, com’avrebbe fatto gente coperta di vergogna
per esser fuggita in battaglia” (
2Samuele 19:2, 3
).
Joab era al colmo dell’indignazione. Dio gli aveva offerto l’oc-
casione per trionfare ed essere felice, la più grande ribellione che il
popolo d’Israele avesse conosciuto era stata sedata; e questa grande
vittoria aveva portato il re, per il cui crimine migliaia di uomini co-
raggiosi avevano pagato con il sangue, a lamentarsi. Il rude capitano
si presentò di prepotenza davanti al re dicendogli coraggiosamente:
“Tu copri oggi di rossore il volto di tutta la tua gente, che in questo
giorno ha salvato la vita a te ai tuoi figliuoli e alle tue figliuole...
giacché ami quelli che t’odiano, e odi quelli che t’amano; infatti
oggi tu fai vedere che capitani e soldati per te son nulla; e ora io
vedo bene che se Absalom fosse vivo e noi fossimo quest’oggi tutti
morti, allora saresti contento. Or dunque levati, esci, e parla al cuore
della gente; perché io giuro per l’Eterno che, se non esci, neppure
un uomo resterà con te questa notte; e questa sarà per te sventura
maggiore di tutte quelle che ti son cadute addosso dalla tua giovinez-
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za fino a oggi” (
2Samuele 19:5-7
). Per quanto il rimprovero fosse
duro e perfino crudele per l’animo affranto del re, Davide non se
ne risentì. Comprendendo che il suo generale aveva ragione, scese
alla porta e con parole di incoraggiamento ed elogio salutò i suoi
coraggiosi soldati che marciavano davanti a lui.
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