Il diluvio
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del prossimo e se ne appropriavano con la forza, orgogliosi delle
proprie azioni violente. Gli esseri umani provavano piacere nel di-
struggere gli animali e nutrendosi di carne diventarono sempre più
crudeli, finché giunsero a considerare perfino la vita dei loro simili
con sorprendente indifferenza. Nonostante la storia del mondo fosse
ancora agli inizi, la corruzione era diventata così profonda e diffusa
che Dio non poté più sopportarla e disse: “... Io sterminerò di sulla
faccia della terra l’uomo che ho creato...” (
Genesi 6:7
). Dichiarò che
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il suo Spirito non avrebbe sostenuto sempre l’umanità colpevole.
Se gli uomini non avessero cessato di deturpare con le loro azioni
malvage il mondo e i suoi ricchi tesori, Egli li avrebbe cancellati dal
creato, distruggendo tutti i doni che aveva elargito. Avrebbe fatto
scomparire gli animali e la vegetazione, che forniva una quantità
così abbondante di cibo: quel bel pianeta si sarebbe trasformato in
un luogo di rovina.
In mezzo alla corruzione dilagante, Methushelah, Noè e molti
altri agirono con l’obiettivo di risvegliare la conoscenza del vero
Dio e di frenare l’ondata di malvagità.
Centoventi anni prima del diluvio, il Signore dichiarò a Noè il
suo obiettivo, ordinandogli di costruire un’arca. Mentre la costruiva,
egli avrebbe annunciato il decreto di Dio circa la distruzione della
terra e dei malvagi attraverso il diluvio. Chiunque avesse creduto a
questo messaggio, preparandosi all’evento ispirato dal pentimento e
dal sincero desiderio di riformare la propria esistenza, sarebbe stato
perdonato e salvato. Enoc aveva ripetuto molte volte l’avvertimento
di Dio ai suoi figli; Methushelah e i suoi discendenti, vissero ab-
bastanza a lungo per udire la predicazione di Noè e assistere alla
costruzione dell’arca.
Dio aveva dato a Noè indicazioni precise sulle dimensioni del-
l’imbarcazione, fornendogli dati particolareggiati sul progetto. Nes-
sun uomo aveva mai costruito in precedenza qualcosa di così gi-
gantesco e resistente. Dio stesso era l’ispiratore dell’opera e Noè
il capocantiere. L’arca assomigliava allo scafo di una nave, perché
doveva galleggiare, ma in alcune parti era una casa: era distribuita
su tre piani e sulla fiancata si apriva una porta. La luce proveniva
dall’alto e i vari locali erano disposti in modo da essere tutti illumi-
nati. Il materiale impiegato per la costruzione era il cipresso, detto
anche legno di gofer, che poteva resistere inalterato per secoli. La