Pagina 94 - Patriarchi e profeti (1998)

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Patriarchi e profeti
assurdi e ridicoli: al contrario, i malvagi - ormai destinati alla morte
- avrebbero desiderato ardentemente poter ancora afferrare l’oppor-
tunità che avevano respinto. Imploravano un’altra possibilità, un atto
di misericordia, almeno una preghiera di Noè. Ma ora quella voce
accorata e piena di pietà taceva. Il giudizio con cui Dio mise fine al
peccato fu tuttavia una manifestazione di compassione e di amore.
Le acque tumultuose spazzarono via l’ultimo rifugio e gli uomini
che bestemmiavano Dio furono inghiottiti dai vortici oscuri.
“... Per effetto della parola di Dio... il mondo d’allora, sommerso
dall’acqua, perì; mentre i cieli d’adesso e la terra, per la medesima
Parola son custoditi, essendo riservati al fuoco per il giorno del
giudizio e della distruzione degli uomini empi” (
2Pietro 3:5-7
).
Un’altra tempesta è imminente: ancora una volta lo sdegno di Dio
sconvolgerà la terra intera e il male sarà distrutto con coloro che ne
sono stati lo strumento.
Le stesse colpe che attirarono la vendetta di Dio sul mondo, pri-
ma del diluvio, caratterizzano oggi la nostra società. Gli uomini non
rispettano più il Signore e la sua legge è considerata con disprezzo
e indifferenza. Il materialismo che contraddistingue la nostra ge-
nerazione ha raggiunto livelli molto simili a quelli precedenti al
diluvio. Gesù ha detto: “... Come ne’ giorni innanzi al diluvio si
mangiava e si beveva, si prendea moglie e s’andava a marito, sino al
giorno che Noè entrò nell’arca, e di nulla si avvide la gente, finché
venne il diluvio che portò via tutti quanti: così avverrà alla venuta
del Figliuol dell’uomo” (
Matteo 24:38, 39
).
Dio non condannò gli uomini che vissero ai tempi di Noè perché
essi mangiavano e bevevano. Egli stesso aveva offerto loro in ab-
bondanza i prodotti della terra. Il loro errore consisteva nell’essersi
appropriati di questi doni eliminando ogni espressione di gratitudine
nei confronti di Dio e nell’essersi allontanati da lui coltivando, senza
alcun freno, le passioni più degradanti. È legittimo sposarsi: il matri-
monio era stato previsto da Dio e fu una delle prime istituzioni che
Egli stabilì. Ma l’umanità dimenticò le direttive che Dio aveva im-
partito perché fosse felice: si smarrì il rispetto per questo vincolo, al
punto tale che il suo significato fu stravolto e diventò uno strumento
per soddisfare le passioni più effimere. Oggi la situazione è simile.
Il confine della legittimità ha raggiunto limiti estremi; si giustificano
con indulgenza gli impulsi più incontrollati. Alcuni fra coloro che si
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